Dopo Ancona, che all’ultimo ha ceduto il passo a Procida per il 2022, ora Pesaro si candida a Capitale italiana della Cultura 2024. L’amministrazione comunale lo ha annunciato venerdì pomeriggio. Sentiamo il vicesindaco e assessore alla Cultura di Pesaro Daniele Vimini. «In questi giorni abbiamo seguito la corsa appassionante per la Capitale italiana della Cultura 2022, che quest’anno ha visto vincitrice il bellissimo progetto di Procida. Così come abbiamo seguito il lavoro di progettualità e visione fatto da Ancona, che sarà di riferimento per le attività culturali del nostro territorio per diverso tempo. Crediamo che sia importante muoversi in tempo – spiega il vice sindaco Daniele Vimini -, oggi il primo momento di riflessione per condividere il senso della candidatura di Pesaro. Una presentazione che nasce dal lavoro fatto in questi anni, ricordiamo gli eventi legati al 150esio di Rossini, il riconoscimento UNESCO nel 2017, la volontà di correre insieme a Urbino per la Capitale europea della Cultura 2033. Competere a questa iniziativa è una buona palestra per il futuro, un modo per mettersi in gioco e sviluppare un rapporto con gli attori culturali ed economici del territorio». Una candidatura collettiva, «che coinvolge anche i comuni della provincia e della regione, così come gli artisti e tutte le realtà creative che ne fanno parte». Faro, in questo viaggio, saranno i sette cluster della creatività riconosciuti da UNESCO, Artigianato e Folk Arts, Media Arts, Cinema, Design, Letteratura, Musica e Gastronomia. «Un percorso che ci permetterà di lavorare trasversalmente all’interno dei nostri territori, per fare in modo che questa esperienza diventi un patrimonio utile anche agli operatori culturali e ai giovani che studiano e si occupano di creatività: che sia per loro l’occasione di trasformare una passione in lavoro. Guardiamo al 2024 come una stagione di ritorno alla “normalità” anche dal punto di vista turistico, la candidatura da Capitale italiana della Cultura significa anche mettersi in gioco e terrese relazioni che possono avere un ritorno per la città, ma anche per tutta la regione».
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