Nove imprenditori denunciati per frode e tre aziende diffidate. Questo il bilancio dell’indagine condotta dalle guardie forestali di Chieti, durata due mesi, che ha coinvolto oltre 25 operatori del settore. Gli agenti hanno trovato in vendita, sia nella grande distribuzione che online, numerosi condimenti aromatizzati al tartufo, nel cui processo produttivo però il tartufo era utilizzato in parti inferiori al decimillesimo o addirittura non presente. Alcuni prodotti riportavano tra gli ingredienti un non meglio definito “infuso di tartufo”, ottenuto mediante l’immersione di scarsi quantitativi di tartufo in oli extravergine di oliva per ottenere il gusto desiderato. Al contrario, in etichetta o nei siti internet delle aziende, veniva dichiarata la presenza di tartufo, che veniva fatta risaltare con immagini, fino a specificarne la provenienza geografica. Agli indagati è stata contestata la frode nell’esercizio del commercio, per cui è prevista la reclusione fino a due anni, per aver consegnato agli acquirenti un prodotto per origine, provenienza o qualità del bene diverso da quanto dichiarato. L’aroma infatti deriva prevalentemente dall’utilizzo di bismetiltiometano, una sostanza naturalmente presente nei tartufi, che viene sintetizzata in laboratorio. “L’utilizzo degli aromi sintetici è normato al livello comunitario e non ci sono rischi per la salute. È fondamentale però che il consumatore sia messo nella condizione di operare una scelta consapevole. I regolamenti dell’Unione Europea prevedono espressamente che l’utilizzo degli aromi non debba trarre in inganno.