“Felice dell’esito di cui ero certo, resta l’amarezza del procedimento”. Così l’ex Sindaco Marco Alessandrini sull’assoluzione nel procedimento relativo all’inquinamento delle acque in relazione a presunti mancati controlli sugli scarichi abusivi di fosso Vallelunga, tra Pescara e Francavilla al Mare.
“Amarezza frutto di un’ipotesi accusatoria che mi ha fatto pensare di non essere in Tribunale ma su Facebook, in cui la logica prevalente è ‘di chi è la colpa? Ma del Sindaco!’. Ovviamente, dico così perché è la mia cultura istituzionale, mi sono difeso nel processo e non dal processo”, aggiunge.
“È stato il tributo giudiziario che ogni amministratore pubblico deve pagare durante il suo mandato. Dal canto mio, la conclusione anche di questa vicenda mi porta a rivendicare una volta di più di aver svolto il ruolo di Sindaco sempre e solo nell’interesse della comunità; non ho mai pensato ai cosiddetti “fatti miei”, non mi sono comprato la casa, né mia moglie è stata casualmente assunta da qualche parte”.
“Provo infine ad alzare lo sguardo e osservare un orizzonte più ampio: quello della Giustizia, che è di fronte a una crisi gravissima. Il caso Palamara ha mostrato nella Magistratura la stessa degenerazione partitocratica dello Stato repubblicano, con leadership fortemente personalistiche, interessate più alla parte che al tutto. La soluzione non può essere solo quella delle pur necessarie riforme, ma occorre una forte ribellione della base che non si riconosce in certi metodi, con un profondo rinnovamento culturale in grado di rigenerare valori perduti”, continua.
“A breve l’Italia sarà destinataria di aiuti economici senza precedenti da parte dell’Unione Europea. Senza l’autorevolezza del Potere giudiziario può diventare alto il rischio che alcuni di quei rivoli di denaro possano finire nel pozzo nero della corruzione. E questo il Paese davvero non può permetterselo”, conclude Alessandrini.