“Ancora una volta il personale di Polizia Penitenziaria di Ascoli Piceno ha vissuto una giornata di altissima tensione in conseguenza della folle e violenta protesta di un detenuto egiziano che, con una lametta in mano, ha tenuto in scacco il personale, impedendo persino che gli altri detenuti potessero ricevere la prevista terapia farmacologica prevista”, spiega Nicandro Silvestri, segretario regionale per le Marche del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Ma non la sua ira il sindacalista del SAPPE per la gestione dell’evento e per le denunce fatte dal Sindacato, tutte cadute nel vuoto: “Siamo rimasti sconcertati dal fatto che, in piena emergenza, il direttore e comandante alle 14.00 se ne siano andati a casa. Non hanno dato disposizioni come comportarsi, il da fare su tutta la procedura da attuare, hanno lasciato il problema ai quei pochi colleghi che stavano di servizio , una trattativa che è durata 12 ore con il detenuto, solo alle ore 21.00 i colleghi sono riusciti a fare entrare il detenuto in cella che era fuori dalle 9.00 di mattina. Davvero assurdo. Ed altrettanto assurdo è che continua la tragica situazione lavorativa presso il carcere di Ascoli: a nulla sono valse le numerose note di contestazione del SAPPE, a nulla è valsa la manifestazione del 3 giugno davanti al carcere, a nulla è valso l’incontro con il Provveditore a fine giugno, a nulla sono valse gli interventi politici di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia dopo la manifestazione, a nulla è valso l’intervento del garante dei detenuti delle Marche che ha legittimato con un suo intervento i reclami dei Sindacati della Polizia Penitenziaria”.
“L’istituto ascolano”, prosegue Silvestri, “continua ad essere lavorativamente invivibile per il personale di Polizia Penitenziaria, stanco e sfiduciato, e per i detenuti, abbandonati praticamente ad un auto governo della propria carcerazione…Questo clima, questa situazione lavorativa è oggetto di denuncia dei Sindacati da oltre un anno, che ravvisano le responsabilità nel comandante del Reparto (ora in missione al carcere di Foggia) nel Direttore dell’ istituto e nell’assenza di interventi da parte del provveditore regionale dell’Emilia Romagna Marche , che contrariamente a quanto chiesto dal SAPPE in merito alla sostituzione del comandante del REPARTO con altro funzionario a tempo pieno, ha preferito l’invio in missione per due giorni a settimana del Commissario coordinatore della Casa di reclusione di Fossombrone che ad oggi non ha prodotto benefici alla struttura ascolana, Si pensi che circa il 60% del personale è assente per malattia e il carcere è continuamente in balia degli eventi critici posti in essere dai detenuti”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, evidenzia: “ormai è un bollettino di guerra: servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, afferma. “La quotidianità professionale del Corpo di Polizia Penitenziaria non si contraddistingue affatto per violenza ma per operatori della sicurezza che sanno conciliare invece le attività di polizia con quelle di trattamento rieducativo. Ogni giorno giungono notizie di eventi critici tra le sbarre ed aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. E’ ora che al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ci si attivi per introdurre anche a favore del personale della Polizia Penitenziaria idonei strumenti per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, ad esempio pistola “taser” e spray al peperoncino”.