Un mese e mezzo dopo il trionfo di Wembley, l’Italia campione d’Europa si è ritrovata a Coverciano: Roberto Mancini ha deciso di ripartire dal gruppo che ha regalato agli Azzurri il secondo titolo continentale della sua storia e che adesso è chiamato a conquistare il pass per il Mondiale di Qatar 2022.
Accolto dall’applauso dei giornalisti presenti, il Ct si accomoda in sala stampa con accanto la Coppa alzata al cielo lo scorso 11 luglio. A Coverciano già campeggiano le immagini della notte londinese: “Scherzavamo sempre sul fatto di dover vincere per mettere foto anche qua – esordisce Mancini in conferenza – le hanno messe. Abbiamo vinto l’Europeo e abbiamo fatto felici noi stessi e soprattutto 60 milioni d’italiani, ci ha reso orgogliosi aver dato felicità a queste persone, dal bambino di 3-4 anni alla persona di 80-85. Tutti sono felici per quanto abbiamo fatto, anche chi non seguiva il calcio”. Mancini non teme che la sua Nazionale sia appagata e che, anche inconsciamente, possa sottovalutare i prossimi impegni: “Non credo, anche all’Europeo i ragazzi hanno dimostrato di sapere che per vincere bisogna sempre essere concentrati al massimo”.
In testa alla classifica del Gruppo C dopo i successi nei primi tre match disputati a marzo, l’Italia può ipotecare la qualificazione nelle tre sfide che l’attendono con la Bulgaria del neo ascolano Atanas Iliev (Firenze, Stadio Artemio Franchi, 2 settembre ore 20.45), la Svizzera (Basilea, Stadio St. Jacobs Park, 5 settembre ore 20.45) e la Lituania (Reggio Emilia, Stadio del Tricolore, 8 settembre ore 20.45). Cercherà quindi di allungare la striscia di 34 risultati utili consecutivi, con il record mondiale detenuto dalla Spagna che dista solo 90 minuti (35 gare senza sconfitte tra il 2007 e il 2009).
“Possiamo migliorare in questi 14 mesi che vanno da qua al Mondiale – avverte Mancini – prima però dobbiamo affrontare cinque partite di qualificazione. Il primo obiettivo è raggiungere la qualificazione, poi penseremo alla fase finale e a prepararci bene”. E a chi gli chiede se il successo ottenuto attraverso il bel gioco lo abbia reso un modello da seguire per gli altri tecnici replica: “Magari fosse così, ma non lo è. Uno deve giocare per divertire e divertirsi, ma si può vincere anche in altri modi. Ci sono state altre vittorie importantissime con squadre che hanno giocato in maniera diversa. Ci vuole sempre un buon gruppo, affiatato, con qualità enormi, poi ogni allenatore pensa di giocare a modo suo, con le sue idee”.
Fonte foto: FIGC