Ancora scioperi alla Whirlpool di Comunanza. Tanti lavoratori, insieme alle rappresentanze sindacali, hanno incrociato le braccia, oggi, come gesto di solidarietà per i dipendenti dello stabilimento di Napoli, che l’azienda statunitense è sempre intenzionata a chiudere. Dal 27 settembre, i dipendenti del sito partenopeo, che realizzava lavatrici, potrebbero essere licenziati. Da qui la lotta e le proteste dei lavoratori che vanno avanti da mesi per evitare la cessazione definitiva della fabbrica. Presente, ovviamente, anche una delegazione composta da ben 150 lavoratori provenienti da Napoli.
Otto ore di sciopero e presidio ai cancelli per dire no alla strategia di delocalizzazione dell’azienda. “I lavoratori e il sindacato – sottolinea in una nota Antonio Accurso, segretario generale aggiunto Uilm Campania – da due anni stanno mettendo in campo tutte le iniziative per fermare le scelte di chiusura e spostamento delle produzioni dall’Italia, ora è il governo che dopo tante promesse e impegni deve battere un colpo. Il decreto delocalizzazioni è diventato un fantasma che si aggira nelle stanze di Palazzo Chigi. Pretendiamo risposte concrete e non rimarremo fermi ad aspettare Godot. Soluzioni subito”.
Anche i dipendenti dello stabilimento di Comunanza, dunque, hanno deciso di protestare, con un picchetto davanti ai cancelli del sito dei Sibillini, bloccando gli accessi allo stabilimento nei tre turni lavorativi giornalieri. L’obiettivo, ovviamente, è evitare che simili problematiche possano riscontrarsi anche nel Piceno.
“Qui a Comunanza comincia il nostro tour in tutti gli stabilimenti Whirlpool in Italia. La multinazionale deve sapere che per noi è la controparte. E l’unità fra i lavoratori di tutto il coordinamento è lo strumento per sconfiggere la posizione della Whirlpool e riprendere a produrre a Napoli. Per noi Comunanza e gli altri stabilimenti significano parlare direttamente con il vertice americano per dirgli che i lavoratori italiani sono stanchi ed esasperati.