Un pesarese tra gli 11 indagati per maxi truffa finanziaria per falsi fondi alle Bermuda

PESARO – I Finanzieri del Comando Provinciale di Milano hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo, propedeutico alla confisca, per oltre 21 milioni di euro, nei confronti di undici indagati, residenti in Svizzera, nel territorio lombardo, a Roma e Pesaro, accusati di aver raggirato quasi 1.500 investitori, tra cui numerosi professionisti e imprenditori, residenti sull’intero territorio nazionale, che erano stati fraudolentemente convinti a effettuare investimenti in fondi mobiliari costituiti alle Isole Bermuda e nel Lichtenstein.

Un pesarese tra gli undici indagati: è un promotore finanziario 60enne che proponeva investimenti finanziari. L’indagine a suo carico è per esercizio abusivo della professione. Non sono state effettuate perquisizioni a Pesaro.

Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano, e dalla Procura del capoluogo lombardo, hanno consentito di ricostruire l’impianto truffaldino posto in essere dai soggetti indagati, che avevano indotto gli investitori a impiegare le proprie risorse finanziarie, direttamente o attraverso la sottoscrizione di polizze assicurative del tipo unit linked emesse da compagnie estere, in fondi gestiti da società di investimento a capitale variabile maltesi, che si sono rivelati nel tempo privi di liquidità.

L’attività investigativa, condotta con la collaborazione del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, ha permesso di riscontrare che il collocamento delle polizze è avvenuto attraverso una rete di distributori assicurativi italiani tra loro collegati, alcuni dei quali oggi non più esistenti per effetto di operazioni societarie straordinarie intervenute nel corso degli anni.

All’esito delle indagini, è emerso altresì che la rete di società finanziarie con sede in territorio maltese è stata completamente smantellata ed il denaro degli investitori non è stato utilizzato per alimentare i fondi in questione, essendo stato, invece, instradato verso l’Italia, transitando anche da conti elvetici, a beneficio degli stessi soggetti “collocatori” delle polizze assicurative, autori della frode.