SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il sempre mite Claudio Benigni, segretario comunale del Partito Democratico a San Benedetto, ha perso la pazienza. Il tema è il giudizio su 5 iscritti al Pd che nel corso delle ultime elezioni comunali si sono candidati in una lista avversaria, a sostegno di Paolo Canducci e in contrasto con Aurora Bottiglieri, l’esponente scelta come candidato sindaco dalla coalizione guidata dal Pd. Parole dure ed esasperate quelle di Benigni. Riportiamo di seguito il comunicato integrale.
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Non avrei mai pensato di dover assistere a tanto e questo comunicato scritto con immane sofferenza e delusione, ne è la conseguenza.
Come se non fosse stato abbastanza il vedere nell’anno appena trascorso, la nostra città usata e maltrattata da esponenti provinciali, che per guerre intestine finalizzate al suo controllo, non hanno palesemente sostenuto il partito locale favorendo una lista avversa, altri fatti intollerabili si sono aggiunti nelle ultime 48 ore.
a) La Commissione di Garanzia Provinciale adita il 9 settembre scorso per la vicenda dei cinque iscritti candidatisi in una lista contraria al Pd e non autorizzata, anziché pronunciarsi nel giro di pochi giorni visto l’automatismo della decadenza prevista dal Regolamento e non soggetta ad alcuna valutazione arbitraria, ha deciso di far avocare il ricorso alla Commissione Regionale in data odierna ovvero a distanza di quasi tre mesi.
In buona sostanza ha assunto su di sé la responsabilità della grave omissione, per essere rimasta inattiva senza ragione, dal 9 settembre al 27 ottobre, giorno in cui si è appalesata l’incompatibilità di un suo componente. Nei giorni scorsi era stata raggiunta la regolarità numerica anche se oltre il termine dei 60 giorni dettati dalle norme regolamentari. Un epilogo di inaudita gravità, se legato alle ripercussioni che questa mancata decisione, ha prodotto, ingessandole, sulle attività degli organismi interni e che in particolare produrrà sugli imminenti congressi provinciali e comunali;
b) La Commissione Congresso Provinciale, nella sua ultima riunione del 22 novembre, in difetto del pronunciamento dell’organo di Garanzia, nulla ha inoltre stabilito per quanto concerne le elezioni provinciali e comunali da svolgersi nella città di San Benedetto, dove i cinque iscritti ancora sub judice, potranno votare, candidarsi ed anche gestire il tesseramento nonché il congresso come nel caso di Alessandro Marini, l’ex segretario del Circolo Nord di San Benedetto.
La stessa anomalia è riscontrabile in tutti coloro che pur non candidandosi, hanno sostenuto, attraverso una campagna elettorale palese e sistematica, un candidato contrario al Partito Democratico, la cui partecipazione ai congressi rischierebbe di alterarne i risultati;
c) Ed infine nella stessa Commissione Congresso Provinciale, non è stata altresì posta all’ordine del giorno l’eventualità del rinvio dei congressi. Una scelta che parrebbe motivata dal fatto che il candidato Francesco Ameli non fosse disponibile a ricercare una sintesi unitaria, come diversamente e responsabilmente avevano invece fatto Augusto Curti ed Antonio Mastrovincenzo nel caso del congresso regionale, così com’era stato pubblicamente suggerito dal livello Nazionale. Se così fosse, l’ennesima occasione persa nella direzione di un auspicabile ricomposizione e l’amarezza di un congresso che ancora una volta viene indetto all’insegna della prova muscolare.
In conclusione, quel che è accaduto nella provincia di Ascoli Piceno ed in particolare sulla nostra città è un qualcosa di drammatico e senza precedenti, che per il rispetto dei tanti iscritti, non è possibile sottacere. Ci faremo dunque carico di ricorrere con i criteri della massima urgenza alla Commissione di Garanzia e alla Commissione Congresso, Nazionale e Regionale, per chiedere l’immediato rinvio dei congressi, al fine di concedere all’Organismo di Garanzia Regionale, la tempistica necessaria al suo pronunciamento e dunque evitare il rischio di condizionamento delle predette elezioni, ovvero il loro annullamento.
Attendiamo dunque fiduciosi l’esito dei nuovi esposti che dovranno avere risposte certe e celeri, perché la tempistica a disposizione è davvero contingentata e perché, in difetto, dovremmo riservarci di mettere in campo azioni a forte impatto, al fine di accendere i riflettori sulla pagina più buia che sia stata mai vista, nella politica locale. Una gravissima violazione dello Statuto che ancora oggi, a distanza di tre mesi, non trova giustizia e giustificazione.