ASCOLI PICENO – Giuseppe Rossi, il medico arrestato martedì mattina perché sospettato di aver rilasciato green pass senza somministrare i vaccini, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip di Ascoli, Annalisa Giusti.
In videocollegamento dal carcere di Montacuto dove è ristretto, assistito dall’avvocato Lavinia Tarli, ha deciso di rimanere in silenzio. Lo stesso ha fatto Maurizio Strappelli, l’uomo ritenuto il presunto intermediario tra il medico e i pazienti, anch’egli arrestato e posto ai domiciliari.
Accompagnato dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Stefano Pierantozzi, è giunto in tribunale poco dopo le 10,30 ed è entrato in aula.
Era proprio Strappelli, stando a quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche eseguite durante le indagini e disposte dalla procura di Ascoli, ad utilizzare una sorta di linguaggio in codice durante le conversazioni telefoniche con gran parte dei 73 indagati e a riferirsi al medico chiamandolo il “cuoco” perché, secondo l’interpretazione data dalla Procura, era lui quello che faceva le ricette.
Imprenditori, gestori di attività commerciali, insegnanti, commesse, impiegati della pubblica amministrazione, piazzaioli: tante le persone che direttamente o indirettamente si erano rivolti al medico ed erano riusciti ad ottenere il green pass. Nella ricostruzione dei fatti effettuata dagli inquirenti, a seguito anche numerosi servizi di pedinamento, alle intercettazioni ambientali e attraverso le immagini carpite dalle videocamere nascoste sistemate all’ingresso dell’ambulatorio, è stato possibile accertare che alcuni degli indagati erano dei convinti no vax che non mancavano di ribadire la propria convinzione sui social ma avevano trovato il modo di ottenere la certificazione verde indispensabile per poter andare a lavorare, in palestra, al ristorante e svolgere una serie di attività dopo la stretta imposta dal governo al termine della scorsa estate.