Maremoto nel settore balneare dopo la sentenza del Consiglio di Stato che fissa la proroga delle concessioni demaniali al dicembre 2023.
I titoli non sarebbero validi già da oggi, perché l’estensione al 2033 è contraria al diritto europeo, ma i giudici hanno dato un ulteriore termine di altri due anni “al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere”.
Le sentenze, pubblicate nella serata di oggi, 9 novembre, precisano inoltre che “dal giorno successivo, tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza”. Dunque scatterebbe la temuta asta, introdotta dalla direttiva Bolkestein.
Immediate le reazioni, come sulla pagina Facebbok di Mondo Balneare, dove si parla di “sentenza devastante del Consiglio di Stato”, mentre il presidente di Itb Italia, Giuseppe Ricci, si dice pronto a marciare su Roma.
Con le sentenze nn. 17 e 18 pubblicate oggi, l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, rimarcando l’eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale», ha affermato che la perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l’ultima, peraltro, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo.
Secondo il Consiglio di Stato – si legge in un comunicato – il confronto concorrenziale, oltre ad essere imposto dal diritto Ue, «è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita».
Una sentenza che avrà di certo ripercussioni forti per gli imprenditori balneari di Marche e Abruzzo.