SENIGALLIA – I finanzieri della Tenenza di Senigallia, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Ancona, hanno proceduto all’arresto di un imprenditore di origine cinese per plurimi reati di natura fiscale, oltre che all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo nella forma “per equivalente” fino a concorrenza di oltre un milione e 700 mila euro.
Le attività costituiscono l’ultima tranche dell’operazione “Domino”, che ha già permesso ai finanzieri senigalliesi di individuare, negli scorsi mesi, una vasta e complessa frode ai danni dell’Erario e degli Enti previdenziali, nel settore del confezionamento di prodotti tessili all’interno del distretto di Senigallia-Ostra-Mondolfo, con la denuncia di 68 soggetti per reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio.
L’attività fraudolenta era stata posta in essere mediante la costituzione di 57 diverse imprese gestite secondo il sistema “apri e chiudi”, create appositamente per omettere sistematicamente il pagamento delle imposte, con una evasione accertata pari a 23 milioni di euro.
Grazie alle minuziose indagini svolte con il coordinamento della Procura della Repubblica di Ancona, è stato possibile individuare l’imprenditore arrestato, operante nel settore del confezionamento di abbigliamento, che è risultato aver gestito cinque diverse ditte in cinque anni, formalmente intestate ad altrettanti prestanome, procedendo alla loro sistematica chiusura quale stratagemma per evitare di essere perseguito dall’Erario per gli omessi versamenti dei debiti fiscali, accumulando una somma complessiva dovuta pari a oltre 1,7 milioni di euro.
Nello specifico l’imprenditore, con cadenza annuale, cessava ciclicamente l’attività dell’impresa gestita, sostituendola con una nuova ditta appositamente costituita esercente la medesima attività, operante nello stesso capannone, con gli stessi macchinari e i medesimi clienti e fornitori, ma formalmente intestata a un prestanome, solitamente scelto fra le stesse maestranze della ditta cessata.
Nel corso delle attività i finanzieri, dopo aver ricostruito grazie agli accertamenti bancari dei flussi finanziari per oltre 5,2 milioni di euro, che provenivano da società italiane che commissionavano le lavorazioni, hanno eseguito numerose perquisizioni durante gli orari notturni, proprio mentre venivano confezionati i capi di abbigliamento, sequestrando autovetture, furgoni, copiosa documentazione extra-contabile e macchinari da cucire lasciati in giudiziale custodia presso l’opificio.
Nel corso dell’intervento, veniva constatata la presenza negli stabilimenti di sette lavoratori in nero, che ha determinato, a carico del cinese, anche l’applicazione della prevista maxisanzione per un importo massimo di 75.600 euro.
Successivamente alle operazioni di sequestro, l’imprenditore procedeva alla costituzione di una nuova ditta intestata ad altro prestanome, trasferendo la sede nella provincia di Pesaro-Urbino, operando, ancora una volta, con gli stessi dipendenti, gli stessi clienti e i medesimi fornitori delle altre imprese che si erano susseguite nella vecchia sede.
Nel corso delle indagini si appurava inoltre che lo stesso, al fine di poter continuare ad utilizzare i macchinari sequestrati, procedeva a sostituire e ad asportare importanti pezzi meccanici dai medesimi, trasferendoli nella nuova sede nel pesarese, rendendo i macchinari originari inutilizzabili. Per tale condotta, è stato denunciato anche per violazione degli obblighi di custodia.
A seguito di quanto emerso nel corso delle indagini eseguite, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ancona, ha disposto a carico del citato imprenditore la misura cautelare degli arresti domiciliari ed esteso ai cinque prestanome individuati il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di beni nella disponibilità degli stessi, fino alla concorrenza di 1.712.000 euro pari al profitto del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
I finanzieri hanno, pertanto, sottoposto a sequestro disponibilità finanziarie rinvenute sui conti correnti riconducibili all’indagato, crediti presso terzi per 485 mila euro, un appartamento ubicato al centro di Bologna, 2 autovetture, 2 furgoni e133 macchinari per cucire fino a concorrenza del provvedimento magistratuale.
I sequestri, effettuati anche nei confronti di prestanome, sono stati confermati successivamente anche dal competente Tribunale del Riesame, che ha condiviso le ipotesi di reato prospettate dalla Procura della Repubblica e convalidate dal Gip.