Non è stata concessa la messa alla prova ad un 50enne accusato di pedofilia e scoperto a settembre dalla polizia postale di Ancona grazie ad una segnalazioni di Save the children. L’associazione che monitora siti a rischio. Non è stata trovata una struttura idonea al suo percorso. L’uomo risiede in un Comune della Vallesina, in provincia di Ancona, e, quando fu indagato, insegnava musica. Nel computer di casa, in suo utilizzo, erano stati trovati numerosissimi file con foto e video pedopornografici dove i protagonisti erano dei bambini. Immagini prese dalla rete ed estranee dalla sua attività di insegnante. Il reato di cui è accusato è detenzione di materiale pedopornografico aggravata dall’ingente quantitativo. Per evitare il processo aveva chiesto una map lo scorso dicembre, dopo che il pm Marco Pucilli aveva chiesto il giudizio immediato per le prove evidenti a suo carico. L’insegnante, rimasto disoccupato, si era pentito e aveva chiesto la messa alla prova per inserirsi in un percorso di recupero. Ma questa mattina, davanti alla gup Francesca De Palma, non è stato possibile accogliere la map per mancanza della struttura. Il suo avvocato, Germana Riso, aveva chiesto in subordine un rito alternativo e ha patteggiato la pena a due anni (senza sospensione della condizionale). Il 50enne era rimasto in cella solo un giorno, poi aveva avuto la misura cautelare dell’obbligo di dimora che ha ancora in corso. La polizia postale era arrivata a lui, con un passato da musicista nella banda del paese, dopo che aveva scaricato dei file dal suo account iCloud con il telefonino collegandosi ad un sito monitorato da Save the Children, che ha fatto partire un alert