Addio all’Atr e allo storico polo del carbonio di zona Valle Cupa. Non sono bastati scioperi, manifestazioni, picchetti di protesta, tavoli istituzionali ed incontro politici: dal 27 giugno sono partiti i licenziamenti dei 75 lavoratori. Una sconfitta che i sindacati commentano così: «Due fallimenti, fronteggiati da una cassa integrazione vitale per la sopravvivenza delle maestranze e allo stesso tempo necessaria per prendere tempo. Si è tentata una via alternativa, attraverso l’attivazione di politiche industriali» spiegano Fim, Fiom e Uilm.
«Abbiamo combattuto – continuano – contro una classe politica, di tutti i livelli e tutti i colori, che ha dimostrato solo incapacità di risolvere e indifferenza verso una intera vallata, verso gli uomini e le donne che hanno lottato per mantenersi un lavoro. Con la chiusura definitiva dell’Atr non muore solo un marchio storico e di lustro per questa Regione, ma muore definitivamente la speranza che in questo paese si può vivere lavorando».
Dopo le gestioni imprenditoriali, denunciate dai sindacati, sono arrivati i fallimenti. Da lì scioperi, presidi, assemblee, cortei, sit in, tavoli istituzionali a tutti i livelli ma nulla si è mosso. Cronaca, insomma, di una morte annunciata per un polo del carbonio che, nei periodi di massima gloria, dava lavoro anche a mille persone.
Amara la chiusura dei sindacati: «Anche se vi credete assolti, siete per sempre coinvolti», citando una frase del celebre brano di Fabrizio De André “La canzone del maggio”. Parole chiare, rivolte sempre a politici ed amministratori del territorio che non avrebbero fatto abbastanza per evitare a queste famiglie, almeno una cinquantina, di ritrovarsi senza uno stipendio e senza ammortizzatori sociali.