Una settimana. Tanto è passato dalla brutale uccisione di Alika, il 39enne venditore ambulante nigeriano aggredito e ucciso venerdì scorso a Civitanova Marche, in pieno centro, dal 32enne salernitano Filippo Ferlazzo. Neanche il fatto che siano trascorsi sette giorni, però, è riuscito ad alleviare il dolore della sua famiglia, così come è ancora tanta l’indignazione da parte di chiunque abbia visto quel drammatico video che, ormai, ha fatto il giro del mondo. Una morte assurda, quella di Alika, la cui salma resta ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria per gli ulteriori accertamenti che saranno necessari ai fini dell’indagine. Nel frattempo, slitteranno sicuramente alla prossima settimana i funerali del venditore ambulante per attendere l’arrivo dei suoi parenti dall’Africa. Domani pomeriggio, a pregare per Alika, chiedendo giustizia, sarà la comunità nigeriana. Oltre 500 gli aderenti, con la manifestazione che partirà alle 14 dallo stadio di Civitanova e si muoverà, a piedi, fino a piazza XX Settembre, sotto il Comune. Intanto, sarà avanzata richiesta al gip per valutare se il 32enne Filippo Ferlazzo fosse capace di intendere e di volere al momento dell’aggressione. Previsto l’incidente probatorio. Verrà acquisita anche tutta la documentazione sul suo stato di salute mentale, compresa la relazione della struttura di Lecce dove è stato in cura per quasi due anni dal 2019. A fine 2020 la madre fece richiesta per ottenere l’aggravamento dell’invalidità del figlio. E dopo la visita di aprile 2021, gli era stata riconosciuta un’invalidità del 100%. A Civitanova è poi arrivato un anno dopo, ad aprile scorso. Ed era andato a convivere con la compagna Elena, trovando anche un lavoro in un’azienda metalmeccanica della zona. Sembrava pronto per riprendere in mano la propria vita. Quella vita che molto probabilmente ha gettato definitivamente alle ortiche venerdì scorso, in quei pochi minuti nei quali ha tolto la vita a un uomo. E distrutto un’intera famiglia.