È rimasto in silenzio con sguardo quasi assente Giovanni Padovani. Come se non capisse dove si trovava. In aula è arrivato con pantaloncini fosforescenti verdi e maglietta nera. Non ha proferito parola riguardo all’omicidio della 56enne di cui si era follemente invaghito. La perseguitava, non voleva avesse altri uomini e continuava nella sua pazza ed incomprensibile gelosia. Ingiustificabile visto che Alessandra Matteuzzi lo aveva lasciato tempo addietro. Non voleva stare sotto scacco di un uomo trent’anni più giovane di lei che voleva limitarla nella sua vita quotidiana. Voleva essere libera e felice come era sempre stata. In mattinata, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Giovanni Padovani non ha risposto al gip Salvatore Romito. Non ha detto mezza parola. Il pm Domenico Ambrosino ha chiesto convalida e carcere per omicidio aggravato dallo stalking. Era assistito dal suo legale Enrico Buono. L’avvocato ha riferito che è molto provato. Fuori dall’aula di udienza preliminare anche la madre di Padovani, visibilmente scossa. Nelle prossime ore è prevista l’autopsia sul corpo di Alessandra Matteuzzi. Presenti all’esame i periti di parte.”Un ragazzo tranquillo, mai visto fare una discussione”. Così lo descrivono alcuni titolari dei locali più in voga di Senigallia, dove il calciatore ed ex modello tornava di tanto in tanto. Alessandra aveva paura perché il 27enne, già una volta, le aveva sabotato l’auto. Giocava per la Sancataldese, team siciliano che ha pubblicato un messaggio di condanna su Facebook, dal testo: “Condanniamo senza se e senza ma ogni violenza e femminicidio. Non riusciamo a trovare le parole per commentare i fatti che si sono verificati ieri sera a Bologna, per la furia e la ferocia subita da Alessandra Matteuzzi. Ciò che proviamo in questo momento è choc e sgomento”.