Nella foto Rachele Silvestri, deputata di Fratelli d’Italia
di Pier Paolo Flammini
ASCOLI PICENO – Santi forse no, poeti forse sì. Ma di certo “parlamentari”. Questo potrebbe essere il sostantivo appropriato per il Piceno. Il che potrebbe sembrare paradossale, se si fa riferimento alla storica questione della scarsa forza politica della “Marca sporca”, come maldestramente e volgarmente viene definita talvolta. Tanto più dopo la divisione della provincia con Fermo: vero che le funzioni istituzionali delle province sono state grandemente depotenziate dalla riforma, o de-forma, Renzi-Del Rio, ma lo spicchio di territorio meridionale delle Marche pesa, tutto sommato, come e meno di un quartiere romano e molto meno della più popolosa provincia di Ancona.
Tuttavia, questa supposta debolezza politica del Piceno pare non trovare riscontri, invece, nel numero di parlamentari eletti nelle due legislature della cosiddetta “Terza Repubblica”. Sembrano lontani i tempi in cui a Roma la rappresentanza picena veniva retta da un solo eletto, al massimo due. Come accadde all’ascolano Amedeo Ciccanti, senatore per due legislature dal 2001 al 2008 e quindi deputato dal 2008 al 2013, in quota Udc, accompagnato dal 2001 al 2006 dal sambenedettese Gianluigi Scaltritti (Forza Italia) e dall’offidano Luciano Agostini, dal 2008 e poi nella legislatura 2013-18 unico rappresentante piceno.
Dalla solitudine del “Lupo” (nomignolo affettuoso affibbiato ad Agostini) all’affollamento odierno il passo è stato temporalmente breve ma politicamente tortuoso. Ben quattro infatti furono gli eletti nella scorsa legislatura, di cui ben tre nel Movimento Cinque Stelle: l’avvocato ascolano Roberto Cataldi, il sambenedettese Giorgio Fede al Senato, e Rachele Silvestri alla Camera. Per la Lega venne eletta l’ascolana Giorgia Latini. A loro si aggiunse, in corsa, Lucia Albano, di Fratelli d’Italia, subentrata a Francesco Acquaroli nel frattempo eletto presidente della Regione Marche (e per lo stesso motivo Giorgia Latini, nominata assessore regionale, si dimise). Rappresentanti, ben diversi, oltre che per le idee politiche, dai loro predecessori.
Se Ciccanti e Agostini, infatti, pur eletti in formazioni della “Seconda Repubblica” avevano lunghe esperienze politiche che avevano radici nella Dc e nel Pci, gli eletti del 2018 avevano avuto scarse o nulle esperienze politiche (Fede aveva tentato l’elezione a sindaco di San Benedetto nel 2016, poi resa impossibile dalle regole della Casaleggio Srl) e in alcuni casi, come quello più eclatante di Rachele Silvestri, risultavano sconosciuti persino ai militanti storici. La sola Giorgia Latini era approdata alla poltrona principale della politica nazionale avendo un minimo di esperienza amministrativa: era stata eletta consigliere comunale ad Ascoli appena nel 2014, e nominata assessore alla Cultura.
Si pensava che la tornata elettorale di domenica 25 settembre avrebbe ridotto la compagine picena e che quanto avvenuto nel 2018 fosse stato un caso eccezionale. Anche perché, nel frattempo, era avvenuto il taglio dei parlamentari a causa dello sciagurato referendum confermativo. Macché! Addirittura il numero di parlamentari piceni è aumentato nonostante il dimezzamento dei seggi. Saranno sette i piceni presenti in Parlamento, di cui sei eletti tra i 15 candidati marchigiani (e tra loro c’è chi, come l’Udc De Poli, è veneto). Un predomonio regionale che sconfessa la premessa del nostro articolo.
Lucia Albano stavolta è entrata dalla porta principale, grazie al pieno di voti di Fratelli d’Italia. Ma sono riusciti a rientrare in parlamento, grazie alla rimonta del M5S contiano, anche Fede e Cataldi (i due si scambiano il posto, Fede va alla Camera e Cataldi al Senato), quest’ultimo davvero all’ultimo voto e all’ultimo “resto”.
Di gran carriera, sempre sull’onda del voto meloniano, vanno a Roma anche Guido Castelli, il più esperto politicamente della compagine picena (e non solo) e, di nuovo, ma in quota Lega, Giorgia Latini, riattratta dalle sirene romane e quindi prossima alle dimissioni dalla carica di assessore regionale.
Stavolta alla truppa si è aggiunto anche un pezzo di centrosinistra, rosa se non rosso: è stato eletto l’ex sindaco di Force Augusto Curti (Pd) il quale garantisce una rappresentanza “montana” o se vogliamo “mezzana” al duopolio Ascoli-San Benedetto. Curti, eletto per il Pd, raccoglie in qualche modo il testimone agostiniano.
La settima rappresentante è Rachele Silvestri la quale, alla faccia dell’inesperienza, ha infilato la prima candidatura blindata nel 2018 e, nel frattempo, è saltellata dentro Fratelli d’Italia. Il partito meloniano, oltre a candidarla nel proporzionale nelle Marche, le ha riservato anche un posto di primo piano nelle liste abruzzesi, dove è scattato il seggio per donna Rachele.