SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il presidente Gabriele Gravina, nell’incontro di cortesia avvenuto venerdì scorso con il presidente Massi del Porto d’Ascoli, ha chiarito che i percorsi delle due società non sono collegati. Il presidente del Porto d’Ascoli, in vista della prossima stagione, ha chiesto delucidazioni sul cambio di denominazione ed è stato chiarito che non potrà essere ratificato, nel rispetto delle norme, con il termine Sambenedettese. La Figc non ha pertanto fornito alcuna garanzia rispetto ad istanza che potranno essere eventualmente presentate a fine stagione sportiva”.
Questa la nota inviata dalla Figc a Corriere Adriatico e Il Resto del Carlino dopo che Vittorio Massi ha incontrato Gravina, l’altro ieri, a Roma. Una precisazione doverosa, per salvare almeno le apparenze. Lo stesso numero uno della Federazione non avrebbe gradito l’eccessiva pubblicità data al faccia faccia capitolino. Se è per questo l’incontro è andato di traverso anche a Roberto Renzi, presidente dell’AS Sambenedettese, che da Roma, dove è rintanato da diverse settimane, ha fatto arrivare in Riviera l’indiscrezione per cui sarebbe pronto a denunciare tutti, vertici federali compresi.
Formalmente, quindi, due Samb non ci saranno. Non nella denominazione. Nella sostanza, però, ci sono già. C’è quella di Renzi, la cui fine, tra debiti, quote pignorate e incertezza che coinvolge anche il fronte sportivo, va in ogni caso ancora scritta. E quella di Massi, a cui mancava l’ultimo tassello, messo nei giorni scorsi, dopo l’incontro con lo zoccolo duro della tifoseria. Il resto, che scopriremo strada facendo, sono quasi dettagli.
A un mese dal centenario rossoblù siamo a questo. A una Samb che per l’ambiente tutto è già morta anche se di fatto non è così e a un’altra, ancora ufficialmente da far nascere, nella sostanza già sbocciata.