L’indagine condotta dall’Istituto Piepoli per il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi rivela che il benessere psicologico degli italiani è peggiorato rispetto ad un anno fa. In particolare, il 26% della popolazione (uomini e donne in egual misura) ha dichiarato che la propria condizione psicologica è peggiorata, mentre solo l’11% ha dichiarato che è migliorata. La pandemia ha cambiato il rapporto delle persone con i problemi psicologici, rendendoli più propensi a chiedere aiuto (26%) e a parlare di questi problemi con meno vergogna (20%). Tuttavia, un italiano su dieci che vorrebbe andare dallo psicologo è costretto a rinunciare per motivi economici. Tra le principali fonti di stress per gli italiani ci sono la condizione economica, la salute fisica, l’aumento dei prezzi e delle bollette, la situazione lavorativa, l’organizzazione famiglia-lavoro e la guerra tra Russia e Ucraina.
L’86% degli intervistati vorrebbe l’introduzione della figura dello psicologo a scuola, mentre l’89% ritiene che l’assistenza psicologica sia un diritto pubblico che deve essere accessibile a tutti gratuitamente attraverso il Servizio sanitario nazionale. Il 47% dei cittadini chiederebbe aiuto a un esperto in caso di problemi di natura psicologica, mentre il 38% ne parlerebbe prima con le persone care. Secondo il presidente del Cnop, David Lazzari, l’indagine conferma il cambiamento socioculturale rispetto ai problemi psicologici e il fatto che sempre più persone chiedono la stessa dignità della salute fisica, sia nella prevenzione che nella cura. Tuttavia, emerge anche un forte ritardo nel garantire un’assistenza pubblica, con costi umani ed economici che pesano sull’intero Paese.