Per i fedeli era un uomo di Chiesa ma la Procura di Ancona gli contesta reati gravissimi. L’accusa è delle più pesanti: detenzione e scambi di materiale pedopornografico. Si aprirà il prossimo 10 novembre il processo a carico di padre Alberto Bastoni, l’ex vice parroco del Duomo di Ascoli, già finito in uno scandalo che lo aveva travolto nel 2012 quando, durante una perquisizione, i Carabinieri sequestrarono alcune dosi di cocaina nascoste. Il sacerdote era stato anche accusato da alcuni testimoni di aver dato vita a festini a sfondo sessuale ma in quell’occasione fu completamente scagionato. Otto anni dopo, nel 2020, i militari erano tornati nel suo appartamento ma questa volta per sequestrargli pc e hard disk. Lì, la scoperta choc: nel corso degli accertamenti informatici sarebbero stati trovati file rintraenti minori in atteggiamenti sessuali impliciti. Per allontanare qualsiasi sospetto l’allora vescovo di Ascoli, Monsignor Giovanni D’Ercole, ne dispose l’immediato trasferimento. Un duro colpo per l’ex parroco, costretto a lasciare il capoluogo piceno e a ritirarsi in Umbria, affidato al Superiore generale della sua congregazione. Durante il suo esilio umbro i Carabinieri erano tornati a fargli visita e in questa occasione fu proprio padre Bastoni a consegnare quattro dosi di cocaina, nascoste in un porta ostie. Qualche giorno dopo i militari sequestrarono altro stupefacente nella sua auto. Dalle indagini era poi scaturito il processo che a febbraio scorso aveva portato alla condanna di uno dei due imputati accusati di essere i suoi pusher. 1 anno di reclusione per Marco Traini mentre per Angelina Soares De Souza i giudici disposero l’assoluzione.
A novembre, don Bastoni comparirà di nuovo davanti ai magistrati, questa volta del Tribunale di Ancona. I suoi avvocati, Simone Fioravanti e Umberto Gramenzi proveranno a smontare l’impianto accusatorio ma di certo la vita del religioso è cambiata per sempre.