E’ durata meno di dodici giorni l’illusione di tornare alla vita normale per Salvatore Parolisi. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha cancellato tutti i permessi premio concessi 3 mesi fa all’ex sottoufficiale dell’Esercito. Una decisione maturata dopo dopo l’intervista rilasciata lo scorso 2 luglio a “Chi l’ha visto?” durante la quale, l’ex caporal maggiore aveva definito “ingiusta” la condanna a 20 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Melania Rea, massacrata con 35 coltellate e ritrovata senza vita nel bosco delle Casermette, in provincia di Teramo, nel 2011. All’uscita dal carcere di Bollate, per il primo dei 16 permessi premio che gi erano stati concessi fino a ottobre, l’ex militare – che ha già scontato 12 anni di pena – si era sfogato davanti alle telecamere, continuando a ribadire la sua innocenza. “Non mi hanno condannato all’ergastolo perché non c’erano prove”- aveva detto alla giornalista di Rai 3, lasciandosi andare a ad apprezzamenti e considerazioni sui rapporti con la moglie e con le altre amanti. “Ho tradito Melania più volte, ma non l’ho uccisa. E con Ludovica era solo una scappatella” – aveva dichiarato l’ex militare. E sul suo matrimonio ha aggiunto: “Davo a mia moglie 500 euro al mese sui 1.300 che guadagnavo: se non è amore questo…”. Affermazioni che hanno suscitato lo sdegno della famiglia Rea, in primis del fratello della vittima, Michele: “Un assassino capace di uccidere in quel modo la moglie e la madre di sua figlia non può essere equiparato a un delinquente comune”. Non si è fatta attendere la decisione del giudice di sorveglianza Giovanna Di Rosa, che ha deciso di cancellare i permessi premio concessi appena lo scorso aprile. Permessi che – spiega il magistrato – avrebbero dovuto stimolare una approfondita riflessione. Invece, con le sue esternazioni Parolisi ha dimostrato di “non averne compreso il significato e la valenza”. Nei prossimi 4 mesi l’ex miliare sarebbe dovuto uscire una volta a settimana per fare volontariato in una parrocchia milanese. Per lui invece si riaprono le porte del carcere di Bollate dove, spiega il giudice di Milano “Parolisi proseguirà il lavoro introspettivo , anche per restituire piena dignità alle vittime e alla loro storia”.