ASCOLI PICENO – Allenatori così non ne faranno più. Capace, ma soprattutto genuino. Ruvido, anche. E in grado di mettere tutti d’accordo: tanto amato e poco odiato Carlo Mazzone. Lo piangono il calcio italiano e l’Ascoli. Il tecnico simbolo della storia bianconera è morto all’età di 86 anni, nella sua abitazione. Lascia la moglie Franca (a luglio hanno festeggiato le nozze di diamante), i figli Massimo e Sabrina e gli adorati nipoti.
Mazzone l’allenatore del popolo, nel senso buono del termine. Oltre il dialetto, il record delle panchine in Serie A: 792 quelle ufficiali, 797 considerando anche cinque spareggi. Nato a Roma il 19 marzo 1937 da tempo viveva nel capoluogo piceno, tanto che il 30 settembre 2022 ricevette la cittadinanza onoraria dal sindaco Marco Fioravanti. Nel 2019 gli era stata intitolata la nuova tribuna Est dello Del Duca e fu inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.
Sor Carletto, dopo aver vestito la maglia dell’Ascoli negli anni Sessanta (ruolo: difensore), ha cominciato la sua lunga avventura da allenatore a causa di un infortunio durante una sfida con la Sambenedettese, e del derby marchigiano per antonomasia ebbe a dire: “Chi l’ha giocato non ha paura di niente”. Il Picchio l’ha guidato dal 1968 al 1975 e dal 1980 al 1984. Mazzone fa rima con Costantino Rozzi: insieme hanno scritto le pagine più belle della storia bianconera, compresa la prima storica Serie A nel ’74, con un doppio salto dalla C. Insieme sono diventati i portabandiera del calcio di provincia.
Ma a Mazzone sono legate tante altre piazze italiane, a cominciare dalla sua Roma. Anche in giallorosso è stato prima giocatore e poi mister. Nella Capitale ha lanciato Francesco Totti (“Per me un secondo padre” ha ripetuto Er Pupone nel film prodotto da Amazon nel novembre 2022). Celebre una sua corsa sotto la Curva Sud dopo un derby vinto, anche di più quella da allenatore del Brescia sotto il settore occupato dai tifosi atalantini presenti allo stadio Rigamonti dopo un derby rocambolesco pareggiato 3-3.
Tra le sue squadre, anche Fiorentina, Catanzaro, Lecce, Pescara, Cagliari, Napoli, Bologna, Perugia e Livorno, con l’ultima panchina – guarda il destino – ad Ascoli nel febbraio 2006. L’unico cruccio, per sua stessa ammissione, quello di non essere riuscito ad allenatore l’Italia.
Mazzone e i tanti campioni. Non solo Totti. Ma anche Roberto Baggio e Pep Guardiola, che quando con il Barcellona arrivò per la prima volta in finale di Champions League lo invitò in tribuna allo stadio Olimpico nel maggio 2009.
L’Ascoli, nel ricordarlo, ha scritto: “Costantino ti accoglierà a braccia aperte!”. Pare di vederli, lassù, discutere di calcio.
Foto Ascoli Calcio