Sfollati del sisma: “Quando e come sistemerete le nostre case?”

ANCONA – Nuova dura protesta del Comitato 707 che vede in prima linea gli sfollati del sisma che abbiamo incontrato in centro ad Ancona.

Dopo quasi un anno dal terremoto, non ne possono più, perché nonostante tante rassicurazioni, alle parole non sono seguiti fatti ed azioni.

“Ho assistito – afferma il portavoce del Comitato 707 Carlo Terracciano – come tanti al servizio di Vera Tv in cui Sergio Turchi, l’88enne dice di voler rientrare a prescindere a casa sua. Oltre a sostenere le sue ragioni vorrei rivolgere domande chiare e dirette. Che cosa si intende fare riguardo la ricostruzione e la sistemazione delle nostre case? Come e quando si intende farlo? Su questi temi vorrei avere una risposta da chi dovrebbe occuparsene”.

Gli sfollati sottolineano che lo stato di emergenza non ha permesso di ottenere riscontri concreti, perché continua ad esserci un iter da seguire che sembra non finire mai.

“Così ci si muove nel buio – spiega Andrea Domogrossi – e non si sa come fare. E non c’è un professionista o un incaricato delle varie amministrazioni pubbliche in grado di dare una risposta a questi quesiti che sentiamo quotidianamente sulla nostra pelle”.

Anche il tanto annunciato Cas, contributo di autonoma sistemazione, non è ancora arrivato quasi a nessuno. E chi l’ha ottenuto ha potuto farci ben poco rispetto alle aspettative di rientrare in casa.

“Subito dopo lo stato di emergenza – aggiunge Chiara Ianovitz – doveva partire il Cas, ma ci sono voluti altri sei mesi per avere la modulistica. Poi dovevano uscire delle norme, leggi e decreti che stanziavano fondi per la ricostruzione. Invece non è successo niente e non ne possiamo più perché diventa difficile capire come andare avanti, perché si vive in un limbo senza sapere cosa dover fare”.

La domanda provocatoria che gli sfollati continuano a rivolgere è sempre la stessa: si vogliono impegnare con serietà o siamo tutti protagonisti inconsapevoli di un gioco a cui non abbiamo chiesto di giocare?

“Non ci fanno sapere niente, protesta Primo Caimmi. Almeno sapere un limite temporale. E c’è gente del comitato che vogliono contattare queste persone e le risposte sono sì, sì, adesso, dopo…”