PESARO – Nei giorni scorsi i finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Urbino hanno concluso una complessa e articolata attività di indagine denominata “Spettro”, sotto la direzione della Procura
della Repubblica di Urbino, in relazione a numerosi illeciti rilevati in materia di reati tributari, fallimentari,
bancari e di riciclaggio posti in essere da vari soggetti, tutti appartenenti ad un medesimo gruppo
familiare, ricoprenti, a vario titolo, degli incarichi all’interno di una società cooperativa sociale ONLUS
operante nel settore socio-assistenziale ed una società di servizi, entrambe aventi medesima sede.
Nello specifico le indagini hanno riguardato le “prestazioni a largo spettro” fatturate dalla società di
servizi, inadempiente a livello civilistico e fiscale, alla ONLUS in due annualità per quasi 700.000 euro
e rivelatisi gonfiate ad hoc al fine di generare crediti fiscali inesistenti nonché per eludere la normativa
che limitava la distribuzione degli utili ai soci. Nello specifico sono state svolte articolate e complesse
indagini consistite, tra l’altro, nell’esecuzione di attività investigative di tipo tecnico quali intercettazioni
telefoniche, estrazione ed analisi del contenuto di computer, smartphone e server aziendali sottoposti
a sequestro nell’ambito di perquisizioni personali e locali eseguite nei confronti degli indagati. Gli
investigatori al fine di fornire un adeguato quadro probatorio si sono avvalsi anche di consulenze
informatiche. Le attività di indagine hanno riguardato, tra le altre cose, anche una richiesta di decreto
ingiuntivo (per oltre 400 mila euro), formulata al Tribunale di Urbino sulla base di documentazione
rivelatasi poi falsa, nonché un accordo di ristrutturazione del debito richiesto anch’esso al Tribunale di
Urbino mediante allegazioni documentali risultate non veritiere ovvero artefatte da alcuni professionisti.
All’esito di tali attività, sono stati segnalati all’A.G i componenti delle compagini sociali delle due società
coinvolte, l’amministratore di fatto e di diritto delle predette e due commercialisti che, a vario titolo, sono
risultati coinvolti in relazione alle ipotesi di reato di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti, nonché di omessa dichiarazione (artt. 2, 5 e 8 del d. Lgs. 74/2000), di autoriciclaggio (art.
648 ter-1 c.p.), di falso indotto in atto pubblico (artt. 48 e 479 c.p.), di falso nelle attestazioni e relazioni
del professionista (art. 236 bis Legge Fallimentare), di mendacio bancario (art. 137 TUB) e di false
comunicazioni sociali (art. 2621 c.c.). In relazione ai fatti segnalati, per i quali è stato anche emesso
l’avviso di Conclusione delle indagini preliminari ex art. 415 bis c.p.p. da parte del Pubblico Ministero
titolare delle indagini, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P.
del Tribunale di Urbino su richiesta della Procura di Urbino per quasi un milione di euro con il sequestro,
anche mediante l’espletamento di un’attività di perquisizione effettuata con l’ausilio di un’unità cinofila
c.d. “cash dog”, di liquidità finanziarie, beni preziosi, quote societarie, tre autovetture, immobili e terreni
nella disponibilità delle persone indagate. Nell’ambito di tali attività è stato anche rilevato come il villino
adibito a residenza di uno degli indagati risulti essere in realtà censito, a livello urbanistico e catastale,
come un “capanno agricolo” (per tali fatti il soggetto è stato deferito all’Autorità Giudiziaria). A livello
tributario, sono state eseguite e concluse specifiche attività di verifica fiscale finalizzate alla
riqualificazione dell’attività aziendale svolta dalla ONLUS in quella svolta da una società a scopo di
lucro, disconoscendo oltre che i costi per fatture per prestazioni inesistenti, anche ogni tipo di
agevolazione fiscale adottata dalla società in virtù del suo status giuridico, quantificando per oltre un
milione e mezzo le imposte dovute dalla società.
L’attività svolta testimonia l’impegno della Guardia di Finanza quale forza di polizia economico-finanziaria
che lotta costantemente contro l’evasione fiscale, grave ostacolo dello sviluppo economico perché
distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e
penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli. Da qui l’importanza
dell’azione “chirurgica” svolta dalla Guardia di Finanza contro gli evasori totali e i frodatori.