CAPESTRANO – Crede di aver ucciso la moglie e tenta di togliersi la vita. Lei è ancora in ospedale ma è stata dichiarata fuori pericolo dai medici che hanno sciolto la prognosi. Lui, in stato di arresto, è in gravi condizioni, ricoverato in terapia intensiva. Vanno avanti le indagini della compagnia dei Carabinieri di Sulmona che hanno arrestato un 36enne macedone con l’accusa di tentato omicidio.
L’uomo è ancora piantonato in ospedale dove è finito per aver ingerito una grande quantità di farmaci, credendo di aver compiuto un uxoricidio. I militari dell’Arma, su disposizione della Procura aquilana, hanno sequestrato l’abitazione di Capestrano dove è avvenuto il tentato femminicidio-suicidio mentre i due figli minori della coppia, che hanno assistito alla scena, sono stati affidati ad un familiare. L’ennesima lite in casa è degenerata quando il 36 enne ha colpito la compagna di 34 anni con un coltello da cucina. Almeno dieci colpi su varie parti del corpo: schiena, gambe, collo, mani. Poi, temendo di averla uccisa, ha tentato il suicidio con il mix di farmaci. A chiamare i carabinieri sono stati i passanti, avvertendo le urla della donna.
Per entrambi, trovati esanimi in casa, sono scattati i soccorsi con il trasferimento all’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Il magistrato fisserà a breve l’udienza di convalida ma non si sa se l’uomo, vista la gravità delle sue condizioni, riuscirà a rispondere alle domande del magistrato. Intanto il Prefetto dell’Aquila ha incontrato il sindaco di Capestrano, Alfonso D’Alfonso, per porgere la vicinanza alla comunità ancora sotto choc. La coppia da anni viveva nel centro aquilano dove si era pienamente integrata. Lui muratore e barista. Lei addetta alle pulizie. Poi la follia dopo l’ennesima lite. A pochi giorni dalla giornata dedicata alla violenza sulle donne, che cade il 25 novembre il Comandante dei Carabinieri della Provincia dell’Aquila, Michele Mirante, ha lanciato un appello: “E” importante denunciare e intercettare la violenza al primo segnale onde evitare aggressioni o, nella peggiore delle ipotesi, femminicidi”.