Nessun salto di qualità. L’Abruzzo resta zona arancione. Un briciolo di speranza si era cullato fino a ieri, quando i dati sembravano dare all regione un tono di giallo. Ma quell’indice Rt che determina la fascia di appartenenza alla regione e che scaturisce dai 21 indicatori che stabiliscono l’andamento della pandemia, si è fermato all’1.05, in precedenza era dell’1.18. Mezzo decimo di troppo per salire al giallo e così l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute ha certificato per l’Abruzzo ancora una volta il colore arancione. I dati si riferiscono alla settimana che va dall’11 al 17 gennaio, dunque quella scorsa. Resta comunque il fatto che i dati, per quel periodo di tempo, sono incoraggianti che, uniti all’occupazione dei posti letto sia di medicina che di terapia intensiva che sono incoraggianti, fanno ben sperare per la prossima rilevazione. C’è da aggiungere che scarso impatto hanno avuto i focolai che si sono verificati nei giorni scorsi in varie parti della regione. Quello che desta maggiori preoccupazioni è quello che si è sviluppato in ambito ospedaliero a Pescara. Insomma morale della favola le cose vanno meglio ma con questo virus bisogna continuare a fare i conti ogni giorno, ogni ora. Per questo la Cabina di regia non può escludere che possa esserci un peggioramento in ogni momento. La permanenza in fascia arancione ha una valenza di due settimane e dunque la scadenza era già fissata al 31 gennaio. Questo significa che l’Abruzzo, nel caso, avrebbe cambiato fascia di appartenenza il 1 febbraio. Cosa significa tutto questo? Che la regione dovrà continuare a rispettare le regole restrittive che già esistono in questo momento. Le limitazioni riguardano principalmente gli spostamenti e le attività di ristorazione. Resta valido il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino e il divieto di spostarsi da un comune all’altro senza le necessarie esigenze che vengono richieste.