Arriva oggi in Cassazione il processo sull’omicidio di Monia Di Domenico, la psicologa, originaria di Corropoli, uccisa dal suo inquilino per 780 euro. I fatti risalgono all’11 gennaio 2017. Oggi Procuratore generale e familiari chiedono che venga annullata la sentenza della Corte d’Appello de L’Aquila che riducendo a 17 anni i 30 del primo grado ha “cancellato” l’aggravante della crudeltà.
Monia è stata ammazzata brutalmente da Giovanni Iacone con 16 sassate sul volto e un taglio da una parte all’altra del collo con un pezzo di un tavolino in cristallo, nella casa della famiglia di lei, in cui l’uomo viveva a Francavilla al Mare. Monia si reca, intorno alle 16, nell’appartamento in affitto da qualche mese a Iacone, moroso di alcune mensilità. Il cuoco fiorentino, però, perde la testa e aggredisce la psicologa. “Una vita non può valere 17 anni”: è la frase che più spesso hanno ripetuto i genitori di Monia, che si appellano ai giudici della Cassazione. L’avvocato della famiglia, Giuliano Milia, e il Procuratore generale sperano che la Cassazione annulli la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila.