Ascoli e Fermo – Sgominato gruppo di fascisti, blitz della digos anche tra le due province

Ascoli e Fermo - Sgominato gruppo di fascisti, blitz della digos anche tra le due province

Secondo gli inquirenti, stavano cercando di ricreare una struttura politica che si richiamava all’ideologia fascista. E così, alcuni giovani estremisti di destra sono finiti nel mirino della procura distrettuale de L’Aquila, con gli agenti dell’antiterrorismo e della Digos che ieri hanno effettuato delle perquisizioni in tutta Italia, comprese le province di Ascoli e Fermo. Trenta, in tutto, le persone indagate, alle quali, a vario titolo, viene contestato il perseguimento di finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, con istigazione all’uso della violenza quale metodo di lotta politica e diffusione online di materiale che incita all’odio ed alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi. L’inchiesta era iniziata a gennaio del 2019 quando sotto la lente degli investigatori finirono alcune chat di Whatsapp e Telegram denominate “Ultima Legione” e “Boia chi molla”. Per gli inquirenti, quelle chat venivano utilizzate dagli indagati per fare proselitismo e reclutamento dei militanti. Gli accertamenti di natura informatica, tuttora in corso, sono svolti con il coordinamento della polizia postale. La violenza, nelle chat, viene in più occasioni esaltata quale metodo di lotta politica, con l’aperta finalità di cavalcare il dissenso, anche propugnando, in diverse circostanze, il ricorso alle armi. Sullo sfondo, anche l’esaltazione delle leggi razziali e la negazione dell”Olocausto che, per gli investigatori, lasciava trasparire l’odio da parte degli indagati per il popolo ebraico ed una profonda avversione per gli islamici. L’attività di indagine, inoltre, avrebbe anche evidenziato le posizioni omofobe dei presunti appartenenti alla nascente organizzazione che si sarebbero dimostrati critici sulle misure anticovid. Una vicenda, questa, che nelle Marche riporta alla mente anche il raid di cui si rese protagonista il 31enne Luca Traini, che tre anni fa a Macerata sparò a diverse persone di colore con l’intento di “vendicare” Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi da un pusher nigeriano. A Traini, poche settimane fa, sono stati confermati i 12 anni di reclusione dalla corte di Cassazione, per il reato di strage, proprio con l’aggravante dell’odio razziale.