Quattro egiziani sono stati arrestati dai carabinieri di Pesaro e Urbino nell’ambito dell’operazione “Car Wash”, svolta in sinergia con gli agenti del gruppo tutela del lavoro di Venezia. Uno dei quattro soggetti è finito in carcere, gli altri tre ai domiciliari, tutti accusati di reati legati all’intermediazione e allo sfruttamento del lavoro aggravato in concorso commessi nei confronti di decine di cittadini stranieri. L’indagine era stata avviata nel febbraio del 2020 dopo i controlli effettuati in alcuni impianti di autolavaggio nella provincia di Pesaro Urbino. Gli agenti hanno individuato un’impresa, operante proprio nel settore del lavaggio di autoveicoli, con sede legale a Fano, che reclutava cittadini egiziani (18 in tutto, uno dei quali senza permesso di soggiorno) da impiegare come manodopera per lavorare in regime di sfruttamento. Il datore di lavoro, titolare occulto dell’impresa, si serviva degli altri tre indagati, tutti egiziani appunto, per individuare, trasportare e impiegare “in nero” i lavoratori, cui spettavano tre euro all’ora, a fronte dei 6,51 euro previsti contrattualmente. Dalle indagini, inoltre, è anche emerso che i quattro arrestati approfittavano dello stato di bisogno dei lavoratori, impiegandoli per 12 ore giornaliere, senza riconoscere il riposo settimanale e imponendo loro perfino il pagamento di 150 euro per un posto letto all’interno di dimore che versavano in pessimo stato, prive di riscaldamento e senza servizi igienici adeguati. In caso di necessità, poi, i lavoratori venivano impiegati non solo negli autolavaggi di Fano ma anche in Abruzzo e nel Lazio. Tale regime attuato nei confronti dei dipendenti, consentiva al titolare dell’autolavaggio di proporre il servizio ad un prezzo decisamente vantaggioso, aumentando così i ricavi grazie allo sfruttamento della manodopera. In tutto, l’inadempienza contributiva del datore di lavoro è stata accertata in oltre 150mila euro.