Appalti irregolari per oltre due milioni, un terzo dei quali riferiti ai cantieri per la ricostruzione post terremoto. Sono questi i numeri dell’operazione “Hybris”, condotta dalla guardia di finanza di Camerino con il coordinamento della procura di Macerata. Le indagini, scaturite da un esposto del sindaco di un Comune del maceratese, hanno portato a individuare due dipendenti dell’ente locale. Il modus operandi consisteva nell’emettere determinazioni “in bianco”, con oggetto generico, inesistente oppure difforme dal contenuto della determinazione, procedendo alla materiale scrittura in epoca successiva rispetto alla formale presa in carico e protocollazione, aggirando in tal modo i normali controlli. Venivano così realizzati i presupposti documentali alla base delle successive procedure d’appalto: molti lavori venivano assegnati ai soliti soggetti economici senza il rispetto della normativa di settore. Inoltre, in alcuni casi è stato rilevato che l’importo delle varianti in corso d’opera, avallate sempre con lo stesso sistema, coincideva con il ribasso praticato dalla ditta aggiudicataria. In questo modo i funzionari, oltre a evitare i controlli basati sull’impegno di spesa, avrebbero gestito le risorse pubbliche a propria totale discrezione. Gli investigatori hanno scoperto irregolarità nell’assegnazione di 58 appalti, per un ammontare complessivo di oltre due milioni di euro. Tra questi una ventina, per un valore complessivo di circa 650mila euro, riguardano opere legate al post sisma, quali puntellamenti, demolizioni, ripristini e delocalizzazioni di attività produttive. Sono emerse anche condotte di peculato, con somme destinate a privati per il sisma del 1997, per oltre 6.000 euro, utilizzate per scopi diversi, e anche condotte corruttive che hanno coinvolto uno dei due dipendenti pubblici, accusato di avere ricevuto 5.000 euro per favorire una ditta. Il gup, su richiesta della procura di Macerata, ha disposto il rinvio a giudizio dei due indagati, che dovranno rispondere anche di danno erariale per oltre 300mila euro, segnalato alla procura regionale della corte dei conti di Ancona.