ANCONA – Un’assoluzione e dieci rinvii a giudizio per il problema degli versamenti in mare tra le spiagge di Palombina e Falconara. Si è conclusa così l’udienza preliminare di ieri, davanti alla gup Francesca De Palma del tribunale di Ancona.
Un problema annoso che causò, a partire dal 2015, interruzioni continue per la balneazione in un tratto di mare tra Ancona e Falconara Marittima con un totale di 230 giorni di divieto di fare il bagno. Inquinamento ambientale, rifiuto di atti d’ufficio e falsità ideologica i reati contestati a vario titolo ad 11 persone dai pm Serena Bizzarri e Daniele Paci che coordinarono le indagini per la Procura.
Per Raffaella Romagna, dipendente della Provincia, che ha scelto il giudizio abbreviato (era difesa dall’avvocato Giacomo Curzi), è arrivata l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
A lei era contestato un rifiuto di atti di ufficio per un presunto omesso controllo legato alle autorizzazioni di uno scarico già visionato dall’Arpam. Gli altri 10, tra ex vertici della Multiservizi spa quali Patrizio Ciotti (ex direttore generale), funzionari Arpam e funzionari della Provincia, c’è stato il rinvio a giudizio (non hanno fatto richieste di riti alternativi) e per loro il processo si aprirà davanti al collegio il prossimo 10 marzo.
Secondo le accuse sono responsabili della fuoriuscita dei liquami fognari da almeno quattro collettori del litorale.
Accolte le richieste di costituzione di parte civile per le associazioni ambientaliste Onda Verde, Cittadinanza Attiva delle Marche, Italia Nostra e Mezzavalle Libera, e quella per Bruno Frapiccini (capogruppo in consiglio comunale a Falconara del Movimento 5 Stelle) come cittadino, presentate dagli avvocati Monia Mancini, Tommaso Rossi e Annavittoria Banzi. L’inchiesta era partita sei anni fa con le indagini dei carabinieri forestali e le segnalazioni degli ambientalisti.