ASCOLI PICENO – Ieri mattina è ripreso il processo che vede coinvolto il 78enne ascolano Franco Giorgi, e altri tre stranieri per traffico internazionale di armi con la Libia.
A finire al centro dell’inchiesta condotta dalla Procura di Ascoli Piceno anche Gamal Saad Rezkalla Botros, 52 anni egiziano ma residente a Colli; Siracle Zreg di 31 anni e il venezuelano Paolo Rubin di 51 anni residente a Padova.
Per il procuratore della Repubblica Umberto Monti che ha condotto le indagini, l’attività di intermediazione sarebbe stata effettuata in violazione della Risoluzione 1970 del consiglio di sicurezza dell’Onu del 2011 che prevedeva anche l’embargo sulle armi dirette alla Libia, il sequestro di quelle trovate ed evitare di fornire mercenari.
Davanti ai giudici sono comparsi alcuni testimoni indicati dall’accusa. Tra questi, anche il sottufficiale dei carabinieri del Ros che ha compiuto le indagini sul traffico d’armi per una fornitura del valore di circa 4 milioni di euro.
Il militare ha riferito di alcune intercettazioni telefoniche che avrebbero rivelato la presenza di una trattativa con la Libia per la fornitura di armi tanto da far scattare alcune perquisizioni ad Ascoli presso un ufficio e l’abitazione di Giorgi.
L’accusa, rappresentata ieri in udienza dal Pm Gabriele Quaranta, aveva chiesto di poter sentire come testimone anche il fratello di Franco Giorgi che però si astenuto dal fornire dichiarazioni.
Una terza persona ha infine riferito di una trattativa a cui lui stesso avrebbe assistito. Ai giudici, l’uomo ha riferito di aver preso parte insieme allo stesso Giorgi, nel ruolo di intermediario, ad un incontro che si svolse a Istanbul, in Turchia, con quelli che presumibilmente erano degli acquirenti libici di armi, ma anche di abbigliamento militare.
Il processo è stato aggiornato al 13 aprile.