AVEZZANO – Lavoravano anche 14 ore al giorno, senza pausa, per una paga oraria di 5 euro. Le Fiamme Gialle di Avezzano hanno dato esecuzione a quattro Ordinanze di Misure Cautelari Personali emesse dal Tribunale di Avezzano, Gip Maria Proia, su richiesta dal Procuratore della Repubblica, Andrea Padalino Morichini.
L’indagine, in stretta collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro dell’Aquila, e incardinata nell’ambito del procedimento penale 1896/20, ha riguardato soggetti di origine pakistana sospettati del reato previsto e punito dall’articolo 603 bis (caporalato) del codice penale.
Nel corso delle varie perquisizioni locali sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro i seguenti beni: documentazione attestante le ore di lavoro effettivamente svolte dai braccianti agricoli; contabilità societaria dei lavoratori dipendenti; un personal computer in uso al cosiddetto “caporale”.
L’analisi del contenuto del personal computer, anche grazie alla collaborazione del C.F.D.A. del Comando Provinciale L’Aquila, ha consentito la comparazione delle evidenze delle scritture contabili ufficiali della società con le registrazioni della “contabilità in nero”.
Le indagini svolte hanno così permesso di accertare un complesso sistema delittuoso messo in atto dal caporale pakistano in concorso con altri connazionali e dai responsabili della citata società agricola, che impiegavano manodopera “a bassissimo costo” sottoponendo i braccianti – in reale stato di bisogno – a condizioni di vero sfruttamento con estenuanti turni lavorativi (fino a 14 ore al giorno continuative), assenza di periodi di recupero giornaliero e settimanale; mancato riconoscimento del diritto alle ferie; una retribuzione oraria pari a 5 euro, in palese difformità rispetto ai livelli stabiliti dalla contrattazione collettiva.