ROMA – Coloro che hanno scelto di non vaccinarsi “sono 7 milioni, ma ogni mese a 8 milioni di vaccinati cala la protezione“. Lo conferma in un’intervista a La Stampa Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova.
“Ormai è chiaro che la protezione vada rinnovata. E non solo per gli anziani. Unicamente nei giovani dura più a lungo” spiega. Ha senso dunque la terza dose a partire dai 40 anni, “inutile farsi illusioni: la terza dose spetta a tutti, è necessaria per garantire una protezione solida, soprattutto nei soggetti più deboli, ma un po’ di immunità con due dosi rimane anche dopo otto mesi”.
Secondo Crisanti “a questo punto chi si doveva vaccinare lo ha fatto“, dunque “non conviene perdere tempo, energie e assumere un rischio politico dietro agli irriducibili. Concentriamoci sulle terze dosi per rinforzare la platea dei vaccinati. Il timore altrimenti è che riprenda la trasmissione del virus. Si tratta anche di un modo indiretto di proteggere i non vaccinati”.
Per il microbiologo se i non vaccinati fossero obbligati a indossare una mascherina Ffp2, “consentirebbe a loro di non vaccinarsi e di proteggersi e a noi di vivere tranquilli. A quel punto si potrebbero togliere i tamponi rapidi dal Green Pass, che non sono sufficientemente sicuri”.
Rispetto a una quarta dose, “non si sa” se ci sarà, “per cui meglio non dare false certezze”.
La vaccinazione dei bambini invece è “un problema complesso, perché si ammalano poco e trasmettono molto il virus. Aspettiamo il pronunciamento dell’Ema e soprattutto i dati sul campo americani. Suggerisco cautela, perché le miocarditi nei giovani, seppur leggere, sono state un campanello d’allarme”.
Per quanto riguarda il Green Pass, “andrebbe legato ai vaccini, non ai tamponi, e fatto durare sei mesi dall’ultima dose. Altrimenti resta una contraddizione logica che offre argomenti ai non vaccinati”.