SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non si abbassa la temperatura attorno al Pd sambenedettese, dopo il brutto risultato alle scorse elezioni.
Un nutrito gruppo di tesserati ha così scritto una lettera in merito alle polemiche degli ultimi giorni. La firma è di Roberto Giobbi, Giuseppe Savini, Diana Palestini, Antonio Marcelli, Elisa Marzetti, Mario Neroni, Luigi Fazzini, Salvatore Pesce, Camillo Carminucci, Sandro Rocchetti, Romano Costantini.
“Abbiamo letto in questi ultimi giorni commenti sulle elezioni sambenedettesi da parte di esponenti del partito che, pur non essendosi mai visti in campagna elettorale, sostengono che se vi avessero partecipato sarebbe andata meglio. Quel “se” è già una risposta implicita” scrivono. Ricordando che la segreteria comunale dello scorso 18 novembre ha ribadito fiducia totale nella Segreteria Comunale e quindi in Claudio Benigni, i firmatari aggiungono: “Non pensiamo, infatti, che un singolo circolo dell’entroterra abbia un tale potere condizionante, mentre si è parlato di diverse figure apicali di rilievo del Pd territoriale, Pesaro compreso, che non hanno sostenuto come sarebbe stato lecito attendersi il Pd di San Benedetto e la sua coalizione, contribuendo a determinare, talvolta alla luce del sole e sotto traccia altre volte, divisioni e sconfitte”.
“Riteniamo sia giunta l’ora di chiudere la stagione del “Divide et impera“, la tattica che da decenni viene utilizzata in questo territorio per far fiorire fedeli capibastone a discapito dei militanti – continuano – Tanto di cappello perciò, si fa per dire, a chi come Alessandro Marini ha deciso di metterci la faccia, assumendosi la responsabilità di candidarsi a sostegno di una lista e di un candidato avversi a quelli espressi dal Partito Democratico e che per questo è in attesa del giudizio. Conoscendo il rispetto che i dirigenti provinciali hanno dello Statuto del Partito Democratico, siamo certi che lo applicheranno con la massima sollecitudine, pena non solo l’alterazione dei risultati negli imminenti congressi ma anche la ripetizione futura di analoghi comportamenti ostili alle decisioni delle varie istanze del Partito”.
“Nel mentre, a tutti quelli che si aspettano le nostre dimissioni perché così avrebbero fatto, vorremmo chiedere se le stesse richieste sono state avanzate dopo le cocenti sconfitte di Ascoli, Monteprandone o della Regione Marche, ma sembrerebbe che in tali occasioni fossero distratti o impegnati altrove. Dopo Ascoli, Castel di Lama, Monteprandone, la Regione Marche e San Benedetto del Tronto ci si chiede quanti altri enti dovranno pagare il conto delle guerriglie provinciali, prima di mettere mano al metodo di gestione del partito, un metodo insano che mai come in questo caso è sostanza. Un partito, che lo vogliamo ricordare, deve rappresentare i cittadini e non garantire il “poltronificio“, come giustamente denunciò tempo addietro, Nicola Zingaretti” concludono.