SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Attacco concentrico sul sindaco di San Benedetto Antonio Spazzafumo per le parole pronunciate nel corso dell’ultimo consiglio comunale. Il primo cittadino è stato criticato sia dalla destra (Lega) che dalla lista di sinistra Cambia San Benedetto.
“Le tristi affermazioni del Sindaco Antonio Spazzafumo nei confronti delle Consigliere Comunali sono a dir poco sconfortanti. Attingendo a stereotipi di bassa lega, si continua a dipingere il quadro del padre di famiglia dedito al lavoro e della “donzella” che ha fretta di tornare a casa per badare alla cucina – scrive Cambia San Benedetto – Come prevedibile, la scusante sarebbe l’intento ironico della frase pronunciata. Al contrario noi riteniamo la battuta figlia di uno schema culturale che andrebbe combattuto già a partire dal linguaggio scritto e parlato”.
“Stendiamo un velo pietoso, infine, sull’intento “paternalistico” tirato in causa da una parte di quella che, in teoria, dovrebbe essere l’opposizione in Consiglio Comunale. Evidentemente la parità di genere è un argomento interessante solo fino al termine della campagna elettorale. Ci aspettiamo pertanto una rettifica e una scusa da parte del Sindaco rispetto all’atteggiamento tenuto e auspichiamo che eviti di portare San Benedetto del Tronto alle cronache nazionali per questi incidenti poco edificanti” continua Cambia San Benedetto.
Da parte sua Laura Gorini, coordinatrice cittadina della Lega, scrive: “L’episodio ormai noto delle “donzelle” è stato letto in modo più o meno indulgente dalle varie forze politiche. Personalmente ritengo che il Sindaco Antonio Spazzafumo paghi ancora il dazio di provenire da una lista civica e di non aver seguito un percorso politico. Ciò che potrebbe essere interpretato bonariamente in un contesto amicale, non può esserlo in un contesto istituzionale o lavorativo. Là dove le donne faticano ancora ad affermarsi sono le istituzioni che devono proporsi come guida e modello, imponendosi come esempio per una giusta considerazione verso la figura femminile. Ai nostri giorni, le discriminazioni più pericolose non sempre sono rappresentare da parole esplicite di offesa, ma da contenuti striscianti che in maniera indiretta, ricollegandosi anche ad antichi cliché, portano allo svilimento della donna”.
“Uomo e donna sono dotati di diverse caratteristiche e la varietà di apporto può essere un elemento da valorizzare. In un consesso istituzionale come quello dell’assise comunale, dove devono confluire idee, proposte, ragionamenti, la differenza di genere, invece non ha, al contrario, alcuna ragione di esistere. E ciò al di là della dicitura consigliere/consigliera. Non serve storpiare la lingua italiana per dare rilievo alla parità di genere: serve in primis maturare in ognuno di noi, il senso della consapevolezza che i rappresentanti dei cittadini non hanno colore o genere, ma sono voce univoca della volontà popolare. Anche la visione paternalista data da alcuni a giustificazione delle espressioni non mi convince: o si fa il padre di tutti o non lo si fa di nessuno. Sono certa che alcune figure politiche maschili non gradirebbero affatto che il Sindaco apparisse come un loro “papà’” davanti ai propri elettori o, peggio ancora, davanti ai vari interlocutori istituzionali” termina.