ANCONA – La Squadra Mobile della polizia ha eseguito nei confronti di un anconetano di sessant’anni, la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla ex coniuge nonché alla sua abitazione ed a tutti i luoghi dalla stessa frequentati, aggravata dal divieto di comunicare con la donna, direttamente o indirettamente, attraverso qualsiasi mezzo.
Il provvedimento scaturisce dai fatti appresi da questi investigatori in fase di denuncia sporta dalla vittima negli uffici della Questura dorica, al culmine di una serie di episodi che aveva inevitabilmente indotto la donna a rivolgersi alla Polizia. Oltre alle vessazioni ci sono stati anche episodi di violenza fisica contro la vittima, attestati da un certificato medico del pronto soccorso dell’ospedale di Ancona.
Nonostante la separazione e il successivo divorzio, l’uomo continuava nella sua azione persistente di minacce ed aggressioni, sempre più frequenti e gravi.
I successivi accertamenti e sviluppi investigativi coordinati dalla Procura della Repubblica di Ancona, sono culminati con l’emissione da parte del Giudice del provvedimento in parola, notificato all’indagato nelle ultime ore.”
Nel 2021 su 116 donne uccise, ben 68 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex. Quasi la metà dei figli sopravvissuti aveva già assistito a violenze compiute in ambito intra-familiare. Analizzando i dati sui femminicidi dell’ultimo anno, solo una donna su sette aveva denunciato il suo futuro assassino
Le maggiori criticità che si riscontrano nel valutare le situazioni attengono ad una mancata conoscenza dei fattori di rischio e all’incapacità, talvolta anche da parte delle Forze dell’Ordine, di distinguere tra una lite in famiglia e la violenza domestica, con una tendenza a “calmare gli animi” o tentare riappacificazioni non consigliabili.
Occorre invece riflettere perchè quelli che leggiamo non sono numeri, ma Vite, Volti, Storie di Donne, ambiti familiari macchiati di violenza, sopraffazione, volontà di dominio, spinta fino all’annientamento e quindi alla morte.
Da qui l’appello della Polizia di Stato e del Questore di Ancona: “Non chiamiamolo Amore. E’ indispensabile una risposta in termini di cambiamento culturale, più forte dell’indifferenza e dell’ignoranza, dettata dal pregiudizio. Una cultura nuova che consenta a ciascuna Donna di essere libera e di rappropriarsi della propria dignità. In tal senso la Polizia di Stato si pone come parte attiva, assicurando il suo contributo tra tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati, con l’intento di creare quella rete di sostegno ed accoglimento, alla cui base vi è il protocollo di intesa firmato in Prefettura lo scorso novembre, che postula una comparabilità nell’agire per la promozione di procedure e strategie condivise, finalizzate ad azioni di contrasto preventive e repressive”.