ANCONA – Favorire il trapianto di rene da donatore vivente. E’ questa la finalità dell’accordo Stato-Regioni che la Giunta regionale ha recepito oggi con una delibera nella consueta seduta settimanale.
L’Accordo nasce da una precisa esigenza: il trapianto da deceduto non solo prevede lunghe liste di attesa, ma spesso si pone anche il problema della compatibilità dell’organo.
Per cui il Ministero della Salute ha voluto incentivare l’informazione in merito a questa alternativa terapeutica, che dà, ad esempio, la possibilità ai familiari di offrirsi come donatori.
“Prima d’ora non era stato fatto praticamente nulla in materia – ha spiegato l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini – mentre con questo atto si inizia un percorso che siamo intenzionati a portare avanti e promuovere come tutta la cultura della donazione. Nelle Marche – prosegue – come nel resto d’Italia, le liste di attesa sono lunghe e il trapianto da donatore vivente avrà un carattere aggiuntivo non sostitutivo del trapianto da deceduto. Naturalmente, la premessa fondamentale a far conoscere questa opportunità aggiuntiva per un malato, sono le campagne informative capillari e mirate ai pazienti e alla popolazione in generale”.
Tra le modalità previste per incentivare la donazione da vivente: il potenziamento degli ambulatori per la cura della Malattia Renale Avanzata (Ma.re.A), operativi nelle Strutture di Nefrologia sul Territorio; la creazione e distribuzione di materiale informativo sul trapianto da donatore vivente da distribuire ai pazienti con malattia renale avanzata negli ambulatori Ma.Re.A. e nei Servizi Dialisi ; la realizzazione di un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale condiviso con gli Enti del Sistema Sanitario Regionale per uniformare ed accelerare la procedura di valutazione dell’idoneità alla donazione.
Attualmente in Italia, a fronte di programmi di trapianto di rene da donatore vivente attivi in 34 centri autorizzati, il ricorso al trapianto di questo tipo rappresenta circa il 10% del totale. Sono circa 140 mila i marchigiani che hanno problemi ai reni. I dializzati sono invece 5743.
Allo stato attuale si tratta di una tipologia di trapianto poco utilizzata (un solo trapianto di questo tipo nel 2021 nelle Marche) sia per la complessità di intervento sia per l’esigenza di formazione specifica del personale sanitario. Una complessità che tuttavia si è ridotta nel tempo, perché i progressi hanno fatto sì che si possa operare con un tecnica mini-invasiva, laparoscopica, che ne riduce disagi e disturbi (ad esempio minimizzando la ferita e quindi la cicatrice).