PESARO- «Nessuno si permetta di mettere in discussione l’investimento di 1,8 miliardi per il potenziamento della dorsale Adriatica nelle Marche, così perdiamo un’opportunità storica per tutto il territorio». Il sindaco Matteo Ricci è “sconvolto” dal dibattito emerso sul tema dell’arretramento della Ferrovia, «è avvilente. Così corriamo il rischio di isolare e declassare la nostra regione – spiega –.
Mi chiedo se questi finanziamenti fossero arrivati in un’altra città marchigiana sarebbe cambiato qualcosa? L’assessore Baldelli si deve ricordare che Pesaro fa parte delle Marche». Nella conferenza di questa mattina, cartine geografiche e pennarelli alla mano, Ricci ripercorre l’iter che ha portato l’inserimento del piano di fattibilità dell’arretramento della ferrovia nella proposta di finanziamento di 5 miliardi (suddivisi in 5 regioni: Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia) per il potenziamento della Bologna-Lecce. «Sono fondi del Bilancio pluriennale dello Stato, che arriva fino al 2033 – continua -.
Dopo una forte discussione nazionale dovuta al fatto che nel PNRR non erano stati inseriti progetti che riguardavano la tratta adriatica, il ministro Giovannini è riuscito a convincere il premier Draghi e il ministro dell’Economia Franco a stanziare 5 miliardi per la Bologna-Lecce». Allo stesso tempo il ministro alla Infrastrutture e Trasporti «ha chiesto l’inserimento della tratta nei corridoi Ten-T». Una rete che favorisce l’integrazione dei Paesi europei in vista di un mercato unico e «che prevede un processo di ammodernamento continuo che potrebbe portare ad una rete in grado di accogliere un treno ogni 8 minuti. Un’opportunità storica e da prendere al volo, ma in Regione la reazione sembra essere tutt’altra». Fano, nodo strategica nel potenziamento della tratta.
«Nell’intervento che abbiamo proposto c’è anche Fano, un intervento che riteniamo strategico. L’arretramento consentirebbe anche a Fano di mantenere la stazione in un luogo centrale, e allo stesso tempo di intercettare anche le merci. Per la realizzazione del tratto fanese servono circa 5-600milioni. L’inserimento nella rete Ten-T in questo senso è strategico perché può consentire di intercettare altri fondi europei. Se la Regione smette di fare demagogia e si concentra sulle priorità nei prossimi anni potremmo completare l’investimento. Non serve fomentare campanilismi o creare divisioni, non bisogna trasformare un’opportunità storica in un problema».
L’arretramento della ferrovia, un sogno nato nel 2012 che trova concretezza dieci anni dopo. L’idea dell’arretramento della ferrovia nasce nel 2012, «con l’aggiornamento del PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) della Provincia. Ai tempi – spiega Ricci – inserimmo una norma di salvaguardia del tratto di territorio perché, se volevamo potenziare la ferrovia nel versante adriatico, non potevamo pensare di far passare il treno in riva al mare». Da quel primo studio passarono anni di stallo, «poi nel 2018 emerse la volontà di Ferrovie dello Stato di intervenire sul nodo pesarese, per recuperare 4 minuti sulla tratta. Ma a condizioni diverse: il ministero, infatti, non era d’accordo sullo spostamento della ferrovia dai centri abitati, perché avrebbe causato la perdita dei passeggeri».
Da lì il cambio di rotta, verso la proposta di arretrare la ferrovia lungo l’asse autostradale e spostare la stazione a circa due chilometri da quella attuale «una posizione strategica per intercettare anche il trasporto merci». Un progetto del costo complessivo di 1.2miliardi di euro, che prevede anche la realizzazione della Green Line. «Una nuova circonvallazione sostenibile, un tratto sormontabile e attraversabile a piedi e in bicicletta, al posto delle attuali rotaie. Un modo per trasformare uno spazio di divisione in uno spazio di unione».