Ucraina, l’assessore Aguzzi: “Il flusso di profughi sta rallentando”

ANCONA – Nelle Marche sta rallentando il flusso di profughi dall’Ucraina, finora più di 3.600 persone, quasi metà rappresentate da minorenni. Lo ha riferito l’assessore regionale alla Protezione Civile Stefano Aguzzi.

Il flusso di profughi “è rallentato negli ultimi giorni – spiega Aguzzi – e non è cambiata neanche la modalità, cioè continuano ad arrivare persone, ma tendenzialmente continuano ad avere dei loro punti di riferimento: pochissimi vengono ospitati nelle strutture messe a disposizione della Protezione Civile, ma tutti sono ospitati in famiglia. Si tratta tendenzialmente di donne e giovani con figli piccoli, quasi la metà sono minori”.

Inizialmente, ricorda Aguzzi, “c’eravamo predisposti per un flusso molto più intenso e che avesse bisogno di un supporto nostro come protezione civile, cosa che non sta avvenendo perché sono tutti tendenzialmente autonomi vanno in casa in famiglia”.

Ora, aggiunge Aguzzi, “c’è la normativa che concede al profugo direttamente una somma di denaro mensile messa disposizione dal dipartimento nazionale di Protezione Civile di conseguenza ecco c’è questo autonomia sempre più diffusa sul territorio”.

Sul fronte sanitario, riferisce invece la direttrice generale Asur, Nadia Storti, “la situazione è tranquilla perché i numeri sono ancora piuttosto ridotti e riusciamo a controllare tutti quelli che arrivano che si registrano; l’importante è che venga fatta la registrazione perché sono sensibili anche al controllo delle vaccinazioni obbligatorie dei bambini, dobbiamo accoglierli con umanità, attenzione e rispetto”.

C’è “un po’ di resistenza sulle vaccinazioni” anche perché, continua la Storti “come prassi nella loro nel loro nazione, c’è una copertura vaccini del 30-35% e chiaramente anche qui sono abbastanza resistenti. Però per il resto si sottopongono al tampone e soprattutto nei bambini c’è particolare attenzione. Significati fatto che il numero delle dosi di vaccino e sono uguali a quelle fatte nei bambini rispetto agli adulti c’è un protocollo” conclude Nadia Storti.