ANCONA – I Carabinieri della Compagnia di Ancona hanno dato esecuzione ad un’ordinanza che dispone la misura della custodia cautelare in carcere a carico di due Fratelli: un 19enne ed un 25enne, originari del Bangladesh, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, del Tribunale di Ancona sulla scorta di elementi raccolti nell’ambito di una complessa attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica del capoluogo dorico.
Particolarmente gravi sono i reati contestati dall’Autorità Giudiziaria: violenza sessuale, detenzione di materiale pedopornografico, diffusione di immagini e filmati a contenuto sessualmente esplicito e violenza privata.
Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia presentata da una donna, connazionale dei due indagati, nello scorso mese di marzo: la vittima, sfinita dalle continue e persistenti che era costretta a subire, aveva deciso di rivolgersi alla Stazione Carabinieri di Ancona principale, che ha subito raccolto l’accorata richiesta di aiuto.
Grazie all’attività di direzione e coordinamento delle investigazioni operata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona è stato possibile svolgere tutti gli accertamenti del caso e ricostruire minuziosamente i contorni della vicenda, che ha subito assunto dei risvolti inaspettati.
È stato infatti riscontrato che tutto aveva avuto inizio nel 2020 quando uno dei due arrestati, titolare di un negozio di telefonia, dopo essere entrato in possesso – grazie all’attività lavorativa svolta – di un filmato che riprendeva la giovane donna durante un rapporto sessuale con il fidanzato dell’epoca, aveva iniziato a minacciarla di diffondere il video se non avesse consumato dei rapporti anche con lui.
La donna, spaventata, si era vista dunque costretta ad acconsentire alle richieste dell’uomo: così, nel periodo compreso tra l’agosto 2020 e il marzo 2021, era stata costretta a compiere atti sessuali, consumati in alcune strutture ricettive del capoluogo dorico ma anche all’interno dell’abitazione e dell’esercizio commerciale gestito dall’uomo.
Esercitando continue pressioni psicologiche sulla vittima, l’arrestato aveva pure provveduto a realizzare ulteriori filmati che la riprendevano in atteggiamenti sessualmente espliciti, arrivando financo a costringerla, quando non fosse possibile organizzare degli incontri, ad effettuare delle videochiamate mediante il social network WhatsApp in cui doveva denudarsi o addirittura masturbarsi.
Sfiancata dalla situazione creatasi, la giovane donna aveva in primo momento cercato di opporsi al ricatto ma il suo atteggiamento aveva scatenato le ire dell’uomo, che aveva reagito diffondendo il filmato tra i conoscenti, mostrandolo pure ai genitori della vittima, dicendo di volerle rovinare la vita perché, in quel modo, “le avrebbe impedito di trovare un marito in quanto nessuno, nella loro comunità, avrebbe accettato di sposare una donna che si era prestata a simili condotte”.
La vittima ha così deciso di rivolgersi ai Carabinieri ma a questo punto, proprio nel corso delle investigazioni, si è verificato un ulteriore episodio: dopo che gli uomini dell’Arma, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, avevano eseguito una perquisizione informatica con l’ausilio di un consulente tecnico – che aveva consentito di riscontrare a pieno quanto riferito dalla vittima – sui dispositivi smartphone in uso ai due uomini questi ultimi, resisi conto che probabilmente la donna aveva sporto denuncia nei loro confronti, avevano iniziato a minacciarla di morte, intimandole di ritirare ogni eventuale accusa formalizzata.
Subito dopo la perquisizione, addirittura, i due si erano presentati anche presso l’attività commerciale dei genitori della donna, arrivando a compiere gravissime minacce e intimidazioni anche nei loro confronti.
Alla triste vicenda è stato però posto un punto definitivo quando i militari della Compagnia di Ancona hanno raggiunto i due uomini, notificando loro l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ancona: si trovano ora presso la Casa Circondariale di Montacuto, a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, e sono sottoposti all’ulteriore divieto di incontrarsi e comunicare.