SAN BENEDETTO – Stop anche al pesce di importazione destinato a ristoranti e grande distribuzione. Dopo lo sciopero dei pescherecci dell’Adriatico, ripreso domenica, la protesta contro il caro-gasolio fa un altro passo avanti.
Il mercato ittico comunale di San Benedetto, nella serata di martedì 24 maggio, è stato bloccato dalla marineria locale e dai colleghi di Giulianova arrivati a dargli man forte.
Gli ingressi est e ovest sono stati chiusi con bidoni dell’immondizia e un mega container: il tutto per impedire ai tir di rifornire le aziende all’ingrosso che lavorano all’interno del mercato ittico o al contrario di caricare merce.
La tensione è quindi tornata a salire, stavolta però tra armatori e commercianti ittico che di fatto non hanno potuto lavorare, mentre a qualche decina di metri erano schierate le pattuglie delle forze dell’ordine, pronte ad intervenire in caso di disordini.
Lo scopo della protesta è quello di provare a fermare l’Intera filiera ittica e ottenere prima possibile le risposte che lunedì dall’incontro al Ministero non sono arrivate.
Nel frattempo, una delegazione di marittimi da San Benedetto e Pescara ha raggiunto in tarda serata Viareggio e altri porti tra Toscana e Liguria che stavano continuando a lavorare nel Tirreno, non aderendo allo stop dei pescherecci. I colleghi marchigiani vogliono fargli cambiare idea. Un po’ come è successo domenica sera al porto di San Benedetto, non senza qualche parapiglia.
Qui attualmente il prezzo del carburante è arrivato a 1,10 €, mentre in altre zone è ancora più salato, e la richiesta delle marinerie d’Italia è riportarlo a 0,50 o comunque arrivare a un prezzo calmierato unico in tutta Europa.
Una missione quasi impossibile, ma la categoria è con l’acqua alla gola e sta tentando il tutto per tutto per ottenere subito aiuti dal Governo, che dal canto suo ha promesso sì al settore 20 milioni di euro, ma entro fine anno.