ANCONA – Si è svolta presso la Prefettura di Ancona una conferenza stampa durante la quale il prefetto Pellos, prendendo spunto dall’appena trascorsa “Giornata del Rifugiato”, ha inteso dare conto delle attività di accoglienza poste in essere a favore dei cittadini ucraini arrivati nelle Marche, in partnership con la Caritas di Senigallia e Loreto.
lla riunione hanno partecipato l’Arcivescovo di Loreto Mons. Dal Cin, il Vescovo di Senigallia Mons. Manenti, diversi rappresentanti delle Caritas di Senigallia e Loreto, della Fondazione Mirko Giacomelli e dell’AOUPI.
Il prefetto ha richiamato i valori sottesi alla normativa che, a partire dalla Convenzione di Ginevra del 1951, sancisce il diritto d’asilo nei confronti di tutti coloro che si trovino per qualsiasi motivo in situazione di pericolo nel proprio Paese di origine.
Il prefetto ha ricordato che, ad oggi, sono 1647 gli ucraini che si sono registrati presso le Forze di Polizia della provincia di Ancona e 183 sono stati accolti nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS). La rete dell’accoglienza vede anche l’apporto dei centri Sai, gestiti dagli enti locali e della Regione Marche che ha messo a disposizione alberghi, atti a far fronte alle prime necessità di posti, nell’attesa che le Prefetture reperissero idonee strutture e sta per rendere utilizzabili posti di accoglienza diffusa.
Dei 183 sfollati ucraini ospiti dei Cas, ben 108 sono si trovano nelle strutture attivate in collaborazione con la Caritas.
Infatti, grazie al decisivo apporto della Caritas di Senigallia capofila, in collaborazione con la Caritas di Loreto e la Fondazione Mirco Giacomelli, e l’associazione Aoupi, che hanno messo a disposizione le strutture, sono stati aperti i centri dedicati che sono ubicati a Montemarciano, (centro Alberici ), a Senigallia (Cas Futuro) e Loreto (presso l’edificio delle Orsoline).
Tutte le strutture, per la loro ubicazione privilegiata e gli ammodernamenti apportati, hanno ricevuti particolari apprezzamenti dagli ospiti ucraini che sono in maggioranza minori.
L’obiettivo che tutti i soggetti interessati si sono prefissati di realizzare, è quello di offrire un modello di accoglienza e di solidarietà che vada oltre la mera offerta di vitto ed alloggio, ma che consenta alle persone che hanno dovuto precipitosamente lasciare il proprio Paese a causa degli eventi bellici tuttora in corso, di usufruire di una serie di servizi ulteriori (dal mediatore, allo psicologo, all’avviamento scolastico), nella speranza di lenire le profonde ferite psicologiche inferte dalla guerra e di condurre una vita il più possibile “normale”.