“Ieri sera, quando è uscita la notizia dell’ispezione nel nostro cantiere secondo cui erano stati trovati lavoratori non in regola, mi sono preoccupato”, spiega Jovanotti, maglia a righe bianche e rosse e cappellino dei Minions. “Non mi sono allarmato, perché lavoro con la Trident e Salvadori dal 1988, e da allora abbiamo fatto tournée grandi e piccole, discoteche, locali, bar, stadi e non abbiamo mai avuto una contestazione sul piano della legge del lavoro. Ma so che siamo nell’occhio del ciclone: il Jova Beach portando eventi in piccole realtà, sul territorio, mette in moto il livore locale, micro vendette in qualche modo politiche. E così mi sono rivolto a Maurizio”. La parola passa quindi al numero uno della Trident, che da sempre produce e organizza i live dell’artista: “Collaboriamo con 20 società che offrono servizi, dall’audio al palco, al facchinaggio – spiega Salvadori – che oggi è difficile da trovare, perché dopo 3 anni di Covid metà facchini specializzati hanno cambiato lavoro e oggi per trovare 700 facchini che ci servono dobbiamo farli arrivare anche da 200-300 km con i pullmann e da sei, sette, otto società diverse che noi conosciamo, che lavorano nell’abito della musica da anni se non da decenni, ed è impensabile che facciano lavorare in nero. Si tratta di un’accusa veramente pesante, per chi cerca di lavorare sempre al meglio: lavoro nero e Jova Beach è una contraddizione in termini, non esiste lavoro nero al Jova Beach, può esistere qualche infrazione formale. Ci hanno dato 1300 euro di multa perché non avevamo transennato l’area del cantiere, in una parte mancava il nastro bianco e rosso, probabilmente si era strappato, e pagheremo”. Quanto ai 17 lavoratori non in regola, “le tre società interessate hanno oblato in dodici ore, sono risultate in norma e stanno lavorando nel cantiere, anche i 17 lavoratori sono qui e stanno lavorando”. “Salvadori – sottolinea di rimando Jovanotti – è uno serio e la sua serietà è riconosciuta da tutti i colleghi: è uno di quelli che hanno inventato questo mestiere”. E ancora: “Sappiamo come funzionano certe notizie: vengono fatte uscire alle 19 apposta, per non dare il tempo di replicare, è un killeraggio, un modo per provare a farti male, una tecnica collaudatissima che si utilizza perché poi, il giorno dopo, quando i giornali sono usciti, la replica è una notizia data due volte. Per me – ribadisce il cantante – il lavoro nero è una piaga enorme, una cosa molto seria, dal punto di vista personale del rispetto alle leggi, e ho sempre lavorato con persone che la pensassero come me”. Jovanotti non le manda a dire anche a chi parla di ‘greenwashing’: “Il Jova Beach Party non mette un pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo. Il Jova Beach non è un ‘progetto greenwash’, parola mi fa cagare così come mi fa schifo chi la pronuncia, perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli. E’ un lavoro fatto bene: se pensate che non sia fatto bene venite a verificare, venite qua. Il mio pubblico è fantastico, ha una coscienza alta rispetto all’ambiente. Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri. Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente, parla di obiettivi di sostenibilità e realizza quelli che è in grado di realizzare con gli strumenti che abbiamo a disposizione”.