Una comunità accogliente e votata all’integrazione. Quello di venerdì scorso non è stato un gesto razzista ma un atto di violenza. Sono questi i due forti messaggi che sono passati nel corteo organizzato dalla comunità nigeriana che si è tenuto nel primo pomeriggio a Civitanova Marche, attraverso le parole del sindaco Ciarapica e dell’avvocato Martella che assiste al famiglia di Alika Ogorchuckwu, il 39enne venditore ambulante nigeriano ucciso di botte in strada. “Non si è mai pensato a un episodio che potesse avere come finalità il gesto razzista – ha dichiarato il legale – oggi bisogna sgombrare il campo da questo pensiero alimentato. Famiglia e comunità non hanno mai inteso il gesto come razzista, ma di violenza che come tale va condannato a prescindere da chi lo subisce o da chi lo attua”. “Ribadiamo che Civitanova Marche non è una città razzista – ha dichiarato il primo cittadino – e tantomeno indifferente o insensibile e che il gesto di una persone non può essere accomunato alla nostra comunità che è sempre stata accogliente, ospitale e aperta e ha sempre lavorato per la pacifica convivenza”.
Dopo essere partito il corteo si è fermato per alcuni momenti in quanto, persone di Civitanova Marche che avevano contribuito a organizzare la manifestazione avevano chiesto uno stop per attendere altri partecipanti in arrivo da Milano con alcuni pullman: per questo il camioncino con altoparlanti e musica in testa al ‘serpentone’ si era fermato per alcuni minuti. Dopo un dialogo, a tratti concitato tra i rappresentanti della comunità nigeriana e i manifestanti civitanovesi – erano presenti anche funzionari della Questura che monitorano la situazione che è assolutamente tranquilla -, il corteo ha ripreso a marciare ‘aggirando’ il camioncino. “E’ un bel gesto – ha commentato Sammy Kunoun, un rappresentante della comunità nigeriana – che arrivi tanta gente ma dobbiamo rispettare gli orari che ci ha dato la Questura per fare il corteo e non possiamo aspettare che arrivino altri pullman da Milano”. Alla manifestazione, oltre ad associazioni, sigle sindacali, e diverse organizzazioni sono presenti anche membri del Comitato apartitico “29 luglio”, nato dopo l’omicidio del 39enne venditore ambulante, del coordinamento antirazzista italiano, e di altre associazioni e cittadini che manifestano la propria vicinanza alla famiglia di Alika e dire no a ogni forma di violenza o discriminazione. Tra i partecipanti al corteo ci sono persone provenienti da varie parti d’Italia, compresi molti cittadini di San Severino Marche (Macerata) dove la famiglia di Alika vive da molti anni.