Giovanni Padovani era presente e ha collaborato, fornendo pin e password dei suoi dispositivi, all’avvio della consulenza tecnica informatica disposta dalla procura di Bologna nell’ambito dell’inchiesta sull’assassinio dell’ex fidanzata del 27enne, la 56enne Alessandra Matteuzzi, uccisa a martellate sotto casa la sera del 23 agosto.
L’indagato, calciatore dilettante, in carcere per omicidio aggravato dallo stalking, è arrivato in procura con un furgone della polizia penitenziaria, polo scura, pantaloncini e scarpe da ginnastica, e ha partecipato all’udienza di conferimento dell’incarico, davanti al pm Domenico Ambrosino, al suo difensore, avvocato Enrico Buono, e agli avvocati che assistono i familiari della vittima, Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini. L’incarico è stato affidato ad Angelo Musella, mentre la difesa dell’indagato ha nominato come consulente di parte Michele Ferrazzano, i legali dei parenti di Matteuzzi Stefano Fratepietro.
Alessandra, agente di commercio in uno showroom di moda, aveva denunciato l’ex il 29 luglio. Aveva riferito ai carabinieri, tra l’altro, di aver scoperto, a febbraio, che le password dei suoi profili social erano state tutte modificate. “Ho potuto constatare – raccontava – che erano state modificate sia le email che le password abbinate ai miei profili, sostituite con indirizzi di posta elettronica e password riconducibili a Padovani”. Inoltre, proseguiva, “ho rilevato anche che il mio profilo Whatsapp era collegato a un servizio che consente di visualizzare da un altro dispositivo tutti i messaggi da me inviati”.