Con una lunga lettera Giuseppe D’Alonzo, dopo gli ultimi accadimenti ha rassegnato le sue dimissioni da presidente del Bim. Di seguito le sue parole:
“Viviamo un periodo di grandi cambiamenti, in cui è vitale un approccio progettuale per dare ai territori speranza e la visione di un futuro di rinascita e riscatto. Ho lavorato sempre per il territorio, certamente quello del Comune che per tanti anni ho amministrato, ma guardando all’aggregazione di più territori come all’unica strada da intraprendere per un futuro roseo e di reale rigenerazione delle aree interne della Regione. Ho vissuto la mia esperienza politica con passione e disponibilità, basandomi essenzialmente su tre capisaldi per la mia azione amministrativa: responsabilità, lealtà e concretezza.
I ruoli che ho ricoperto nell’ambito della gestione pubblica sono stati tanti e di spessore, e li ho vissuti con grande senso di responsabilità, agendo sempre nell’interesse collettivo, insistendo su situazioni che sarebbero apparse irrisolvibili ai più, nello spirito di chi si mette a disposizione dei cittadini, di una intera comunità, senza dribblare difficoltà e ostacoli, assumendomi responsabilità personali, con coraggio, sempre nel rispetto delle regole.
Questo senso di responsabilità l’ho avuto anche nei confronti della politica, con correttezza e lealtà, valori che segnano il mio percorso umano e politico. Ho difeso la mia identità anche nei momenti più bui, quando sarebbe stato più facile lasciarsi andare a facili vendette, ho sempre pensato che il rispetto per chi mi ha scelto passasse anche per l’impegno a discutere e condividere idee, progetti e visioni nell’ambito politico che mi ha sempre caratterizzato.
Da responsabilità e lealtà non può che discendere una fattiva concretezza nella ricerca di soluzioni ai tanti quesiti, problemi, istanze della collettività tutta, scelte impegnative che ogni buon amministratore si trova a dover fare. Trovare soluzioni non è cosa da tutti, perché ogni soluzione presuppone una scelta e ogni amministratore sa che una scelta comporta la possibilità di critica. Il mio percorso mi ha portato a fare innumerevoli scelte e prendere importanti decisioni, per garantire la sicurezza pubblica, per sostenere le istituzioni scolastiche e il diritto all’istruzione anche nei territori svantaggiati, per il diritto a una sanità vicina ed efficiente, per garantire infrastrutture adeguate, per la messa in sicurezza dei territori e per contrastare i terribili effetti dei sismi.
Sono sempre stato l’uomo del fare e non mi sono mai tirato indietro di fronte ad una scelta da fare per il bene dei territori, dei cittadini, cercando soluzioni e trovando risorse per concretizzare i progetti.
Questo è lo spirito con cui ho affrontato anche l’incarico di presiedere il Consorzio BIM. Un ruolo arrivato grazie alla fiduciadimostrata da parte di tanti amministratori che mi hanno sostenuto nella competizione per la presidenza. Il Consorzio, costituito da 26 Comuni, è stato utilizzato come un bancomat negli anni passati ma la mia idea era un’altra, pensavo ad un ente più rapido, con una seria progettazione e pianificazione delle azioni strategiche, la centralità degli aspetti culturali, l’autorevolezza da conquistare sui tavoli nazionali, una comunicazione efficace e pianificata e un’ampia e condivisa partecipazione alle scelte. Probabilmente tutto ciò non è stato compreso.
Un ringraziamento sincero ai Sindaci, ai Delegati e a tutte quelle figure che mi hanno sostenuto con lealtà e fiducia, grazie a loro ho avuto questo incarico che poco è durato! Grazie alla Giunta Esecutiva che mi ha sostenuto sino alla fine con senso di responsabilità e di dedizione al ruolo chiamato a svolgere. Insieme a tutti loro lavorerò ancora per trovare una nuova sintesi, una nuova maggioranza che possa dare una governance forte e stabile al Consorzio BIM.
Lascio la Presidenza del BIM con la consapevolezza di aver fatto cose diverse da ciò che ci si aspettava, sapendo di non aver tradito mai la mia natura pur di evitare le critiche, convinto che l’uomo del fare non poteva limitarsi a sedere su una poltrona e “non fare” ”.