Confermare l’ergastolo o ridurre la pena. La decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Perugia può cambiare qualora venga o meno riconosciuto il reato di reato di violenza sessuale in capo ad Innocent Oseghale nel processo di appello bis contro per la morte di Pamela Mastropietro.
La prossima udienza è fissata a domani. All’idea che chi ha ucciso la propria figlia possa in qualche modo vedersi ridotta la pena e uscire un giorno dal carcere, getta nel più profondo sconforto la famiglia di Pamela. La mamma Alessandra Verni è stata ricevuta nelle settimane scorse al Quirinale e al Ministero della Giustizia. La famiglia è convinta che con Oseghale ci fossero altre persone, tanto che parlano di due Dna riscontrati sul corpo martoriato di Pamela.
Ad assisterla, oltre a parenti e amici, c’è il fratello avvocato Marco Valerio Verni. Nell’udienza di domani saranno risentiti Francesco Mercuri e Fernando Javier Crisel, quest’ultimo tassista di Macerata. Sono i due uomini con i quali Pamela, che si era allontanata da una struttura di recupero per tossicodipendenti di Corridonia, ha avuto incontri intimi il giorno prima di incontrare Oseghale e altri due spacciatori, Desmond Lucky e Lucky Awelima, prosciolti dall’accusa di omicidio, alla stazione di Macerata e ai giardini Diaz. Il verdetto dei giudici può sostanzialmente modificare il quantum della pena per il pusher nigeriano.
L’ex rifugiato allontanato dai centri di accoglienza nelle Marche, è stato già condannato in via definitiva per omicidio, stupro, vilipendio e occultamento di cadavere. Pamela fu uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 in un appartamento di via Spalato a Macerata.