Tragedia dell’hotel Rigopiano: nel pomeriggio la sentenza

The ruins of Hotel Rigopiano, in a photo of 26 January 2017. The last two bodies of people missing from the avalanche-hit Rigopiano Hotel near the Abruzzo town of Farindola were retrieved by firefighters in the night between Wednesday and Thursday, raising the final death toll from last week's disaster to 29. Eleven survived the disaster. Nine, including all four children at the four-star hotel, were pulled out alive from the rubble and snow by rescue teams. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

A sei anni dalla tragedia, 1.318 giorni dalla prima udienza del 16 luglio 2019, ben 15 rinvii e le aule divise in piena emergenza Covid, oggi arriva la sentenza di primo grado al processo per la valanga sull’Hotel Rigopiano. Il pomeriggio del 18 gennaio del 2017 migliaia di metri cubi di neve rasero al suolo la struttura spezzando 29 vite umane. Cos’ha avrà deciso la giustizia? Lo si saprà solo nel pomeriggio quando il giudice Gianluca Sarandrea, dopo aver dato spazio in mattinata, ad un altro paio di contro repliche da parte degli avvocati difensori, chiuderà la camera di consiglio e sarà in grado di annunciare il dispositivo di sentenza per 26 dei 30 imputati ammessi al rito abbreviato, per 4 di questi la stessa Procura ha chiesto l’assoluzione. Alla sbarra esponenti politici, funzionari, dirigenti prefettizi e i gestori dell’hotel, per ipotesi di reato che vanno dal disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso ed anche depistaggio ed abuso edilizio. Il Procuratore Giuseppe Bellelli nella sua requisitoria ha auspicato “una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di Amministratore Pubblico che aveva il dovere di prevedere il peggio ed evitare la tragedia.” Quasi tutti gli avvocati difensori, invece, puntano sull’assoluta imprevedibilità dell’evento. A Sarandrea il compito di fare sintesi tra i circa 150 anni di condanna richiesti per i 26 imputati, dai 12 anni all’ex Prefetto Provolo, agli undici anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Lacchetta ed il suo tecnico comunale Colangeli, ai 10 anni per i dirigenti della Provincia di Pescara D’Incecco e Di Blasio, e le altre pene a seguire. Saranno sicuramente in aula i parenti delle 29 vittime che si sono costituiti in un Comitato che si è sempre distinto per dignità e soprattutto pazienza, ma che oggi chiede giustizia.