Vengono ancora retribuite con uno stipendio sempre e comunque inferiore a quello degli uomini. E sono ancora pochissime in ruoli dirigenziali: sono solo lo 0,3% su un totale di 24.430 dipendenti. Amaro il bilancio, nelle Marche, sul lavoro al femminile. Almeno secondo l’ultimo Rapporto sul Personale maschile e femminile 2020-2021 delle aziende marchigiane con oltre 100 dipendenti, elaborato da Ires Cgil Marche, che ci offre un’opportunità per conoscere e analizzare la condizione lavorativa delle donne nella regione.
Il campione osservato è composto da 61.677 occupati dipendenti, di cui 24.430 donne e 37.247 uomini, di 212 aziende con oltre 100 dipendenti. Tra le province, è Fermo quella con la più alta percentuale di presenza femminile, il 46,7%; l’incidenza più bassa è a Macerata con il 35,3%. La maggior parte dei dipendenti ha una qualifica di operaio (57,3%; 51,5% per le donne e 61,1% per gli uomini). Seguono gli impiegati: 36,9%, con le donne al 44,9% e gli uomini al 31,7%.
Sul piano retributivo, le donne dirigenti percepiscono in media 40mila euro in meno rispetto agli uomini; per i quadri, il divario -12.678 euro ma il gap maggiore si evidenzia per gli impiegati, con le dipendenti che percepiscono il 39,3% in meno rispetto agli uomini.
“I risultati di questo rapporto confermano tendenze ormai strutturali – commenta Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche -; le donne, inserite nel mercato del lavoro presentano condizioni più precarie rispetto a quelle degli uomini. Ciò si evidenza nel proliferare del part time ma anche nelle mansioni. Ecco perché – conclude – chiediamo alla Regione di promuovere interventi ed azioni affinché la parità dei generi sia un’effettiva realtà ovunque”.