ANCONA – Inquinamento ambientale e scarico di reflui non autorizzati: sono questi i reati contestati agli indagati dell’operazione “Depuration day” portata a termine dai militari del Noe di Ancona e della Capitaneria di Porto di Ancona e della sezione di Falconara Marittima, che hanno notificato il decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip di Ancona e che riguarda: “l’impianto di depurazione e relativa linea fognaria di costa ricompresa nel tratto Ancona Palombina nord – Falconara Marittima, con annesse infrastrutture d’emergenza e non, ovvero 12 scolmatori, stazioni di sollevamento, presenti lungo i litorali.
Le indagini sono scaturite nell’aprile 2020, quando si segnalava la presenza di schiuma e acqua torbida nel punto di scarico a mare del fosso Rigatta.
La segnalazione in parola innescava le opportune e conseguenti attività di accertamento, i cui approfondimenti consentivano di ipotizzare un quadro di non curanza gestionale degli scolmatori posti lungo la linea di costa di Falconara M.ma e Ancona nord – Palombina, i quali peraltro risulterebbero anche non autorizzati.
Gli scolmatori altro non sono che presidi di emergenza la cui attivazione avverrebbe in concomitanza di forti precipitazioni, allorquando i reflui fognari diluiti dalle acque meteoriche si riversano – in questo caso – sulla spiaggia anconetana e falconarese. Le indagini al contrario hanno portato a ritenere che possa essere stato fatto un uso difforme degli scolmatori, che sarebbero risultati attivi anche in assenza di piogge.
Inoltre le analisi tecniche e le relative valutazioni affidate a consulenti esperti, eseguite sia sui reflui fognari in uscita dagli scolmatori stessi che sul suolo (spiaggia) ove essi recapitano, hanno portato gli inquirenti ad ipotizzare uno stato di diffusa contaminazione che potrebbe acquisire caratteristiche di persistenza. Si sono riscontrate criticità di tipo chimico e microbiologico (escherichia coli e spore clostridi solfito-riduttori) con valori superiori ai limiti, con presenza tra l’altro di idrocarburi – in alcuni casi 2 in concentrazioni superiori al limite consentito dalla normativa di settore – oltre ad altre sostanze pericolose di cui è vietato lo scarico sul suolo. Le conseguenze di siffatte condotte, hanno riguardato anche la fauna ittica, ovvero i molluschi bivalvi presenti negli specchi d’acqua corrispondenti, le cui analisi hanno palesato valori fuori limite in quanto contaminati da escherichia coli con conseguente divieto di raccolta/pesca.
La gestione degli impianti sottoposti a sequestro verrà affidata ad un amministratore giudiziario, allo scopo di apportare gli adeguati interventi tecnici. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagine preliminare, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.